Abbiamo posto qualche domanda sulla Legge Urbani e sulla democrazia digitale a Daniele Capezzone, segretario dei Radicali.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 17-08-2004]
Daniele Capezzone, 31 anni, è il più giovane segretario nazionale di un partito politico, il Partito Radicale, quello storico di Marco Pannella ed Emma Bonino. Il Partito Radicale, pur non essendo presente al Parlamento italiano, è stata una delle poche formazioni politiche italiane, insieme ai Verdi e a Rifondazione Comunista, che da subito si è schierata contro il D.L. Urbani che criminalizza il file-sharing.
Lo ha fatto con iniziative clamorose, come quelle assunte da Marco Cappato, eurodeputato nella passata legislatura: Cappato prima ha convocato la Digos per effettuare del download di musica davanti ai poliziotti, autodenunciandosi, e poi ha denunciato il sito del Ministero dei Beni Culturali, quello del Ministrio Urbani, per aver violato le leggi del copyright.
A Daniele Capezzone abbiamo posto qualche domanda sulla Legge Urbani e sulla democrazia digitale.
Daniele Capezzone: "Il nostro impegno su questo, specie grazie al lavoro di Marco Cappato, è stato immediato e pieno. Quanto all'ipotesi referendaria, ci staremmo, ma chi ci dà una mano? Si fa presto a dire "referendum", ma occorrono mezzi, risorse, strutture, informazione... Già siamo con l'acqua alla gola con il referendum sulla fecondazione assistita (tra bavagli, scioperi della fame, ecc.ecc.): non me la sento di promettere che "da soli" faremo o faremmo anche quest'altro referendum.
ZN: Come ha risposto la rete alle vostre iniziative?
Capezzone: "Se dalla rete ci giungessero assicurazioni vere, concrete della volontà di impegnarsi in tal senso, saremmo pronti a fare la nostra parte. Dico anche, però: questi radicali ricordiamoci di votarli alle elezioni... Se no si alimenta un meccanismo perverso per cui prima si votano tutti gli altri (noi non abbiamo un solo rappresentante nel Parlamento italiano!); poi quelli fanno leggi proibizioniste; e alla fine si torna dai radicali per chiedergli di fare i referendum. Lo dico con affetto al popolo degli "smanettoni" (ne faccio parte anch'io): non sarebbe meglio pensarci prima?"
ZN: C'è stato un periodo, circa due anni fa, in cui i Radicali sembravano riporre molta fiducia in Internet come mezzo di rigenerazione della partecipazione politica, in ribasso e frenata dalle grandi organizzazioni burocratico-politiche; ma poi questo interesse, anche da parte vostra, si è un po' affievolito: è un'impressione sbagliata?
Capezzone: "Per la verità, quell'attenzione si è addirittura "istituzionalizzata", nel senso che ora ci siamo "auto-obbligati" a organizzare ogni anno, nell'ambito del Congresso di Radicali italiani, delle elezioni online, attraverso www.radicali.it. E in più, negli ultimi due anni, abbiamo anche svolto elezioni dei nostri organi dirigenti via Sms, cercando di seguire una strada di "convergenza multimediale"... Senza dire che chiunque (sempre attraverso il nostro sito) può seguire integralmente le riunioni della nostra Direzione (cioè del nostro massimo organo di dibattito politico interno): insomma, il "Grande Fratello" televisivo è una sorta di pallida imitazione del modo in cui viviamo, "controllabili" 24 ore su 24... Per quanto ne so, non esiste nessuna realtà politica, sindacale, associativa in tutto il mondo che cerchi non solo tanta trasparenza, ma soprattutto tanta possibilità di "interferenza" da parte di altri rispetto a se stessa."
ZN: Quali sono le proposte concrete a livello nazionale ed europeo dei Radicali sull'e-democracy, cioè per un effettivo pieno sviluppo della cosidetta cittadinanza e partecipazione elettronica?
Capezzone: "Essenzialmente due, che abbiamo tradotto in altrettante proposte di legge di iniziativa popolare, e presentato in Parlamento a seguito di un mio sciopero della fame di 28 giorni (poi, però, nessun parlamentare di destra o di sinistra ha dato seguito a tutto ciò, e questo la dice lunga...). La prima proposta è volta a "mettere in rete" tutte le Pubbliche Amministrazioni, consentendo la piena conoscenza (sul modello di Radio Radicale) dei relativi atti e attività, e consentendo ad ogni cittadino di compiere via Internet ogni atto relativo ai rapporti con lo Stato e i vari enti pubblici, nazionali e locali."
"La seconda, poi, mira a consentire il voto elettronico e online alle elezioni, e a permettere che anche la firma di petizioni, referendum e liste elettorali possa avvenire per via telematica. Insomma, non solo l'"e-government", che vuol dire dare più potere a chi governa, rispetto al cittadino; ma soprattutto l'"e-democracy", per armare tutti noi di conoscenza e strumenti rispetto ai pubblici poteri. E' un po' un rovesciamento del mito del "Grande Fratello" (stavolta, quello di Orwell, non quello di Taricone...), con i cittadini che diventano dei "piccoli fratellini" in grado di controllare chi comanda".
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