Come RapidShare ha conquistato la fiducia di RIAA e MPAA

L'elenco di cyberlocker e siti di torrent ancora nel mirino di discografici e cinematografici.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 09-02-2012]

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Il destino di Megaupload potrebbe far pensare che il periodo sia tutt'altro che roseo per i cyberlocker, ossia quei servizi che offrono ai propri utenti spazio per caricare e condividere file.

Invece, la storia di Rapidshare lascia pensare che una via d'uscita esista, e che per di più abbia l'approvazione delle potenti associazioni dei discografici e dei cinematografici americani.

Appena poco più di un anno fa, alla fine del 2010, Rapidshare era finito nella lista stilata dallo US Trade Representative, l'organismo statunitense che, tra gli altri compiti, produce periodicamente un elenco dei siti sospettati di favorire in qualche modo la pirateria.

Nell'ultima edizione di quella lista, però, Rapidshare non c'era: come ha fatto a passare da sorvegliato speciale a onesto cittadino?

La risposta è stata svelata da Daniel Raimer, avvocato di Rapidshare, al popolare sito TorrentFreak e si basa essenzialmente su due punti: un'ottima campagna di marketing e una campagna contro la pirateria.

«Abbiamo deciso» - spiega Raimer - «di aumentare i nostri sforzi nello spiegare in che cosa consista davvero Rapidshare e come siamo in prima linea nel portare avanti i tentativi dell'industria di combattere le violazioni del diritto d'autore».

Assumendo la lobby Dutko a questo scopo, Rapidshare è riuscito ad apparire immacolato agli occhi del governo statunitense, che l'ha eliminato dalla lista.

Non è però tutto qui: un conto è convincere il governo, un altro convincere RIAA e MPAA.

È qui che entra in gioco la seconda parte del piano di Rapidshare, ossia la lotta attiva alla pirateria.

«Abbiamo sviluppato una tecnologia di scansione» - è sempre Raimer a parlare - «che sorveglia costantemente i forum, le bacheche elettroniche e i blog di warez alla ricerca di informazioni sulle violazioni del diritto d'autore che vengono commesse sui nostri sistemi. Le informazioni raccolte dal nostro software vengono poi valutate, verificate ed esaminate dalla nostra sezione anti-abuso».

L'avvocato afferma di non poter scendere nei dettagli, ma sostiene che il programma è tanto efficace da aver convinto persino le battagliere associazioni per la difesa dei diritti d'autore, che sono apparse più realistiche di quanto comunemente si pensi.

«Per fortuna, la maggior parte dei detentori di diritti si è rivelata piuttosto realistica. Ovviamente è nel loro interesse proteggere i propri affari e i propri diritti, ma sanno che ci sono dei limiti a ciò che un servizio di hosting affidabile può fare senza danneggiare la propria base di clienti legittimi» spiega ancora l'avvocato.

In questo modo Rapidshare s'è guadagnato un'esistenza tranquilla e la certezza - così come pare - di poter continuare a operare senza dover temere di trovarsi dall'oggi al domani gli avvocati di RIAA e MPAA alla porta.

Quanto alla lista dello US Trade Representative, essa continua a essere ben fornita: eliminato per ovvie ragioni Megaupload, tra i cyberlocker resta ancora il britannico Putlocker, ma l'elenco è lungo e riguarda diversi tipi di servizi.

Comprende i siti che indicizzano i file torrent (The Pirate Bay, ISOHunt, BTjunkie - ormai defunto -, Kat.ph e Torrentz) ma anche i forum come Warez-bb e i social media come vKontakte.

Non mancano poi i tracker come Demonoid, Rutracker e Zamunda né i servizi che ritrasmettono i programmi televisivi senza possedere le necessarie licenze, come TV Ants.

Completano la lista i siti che offrono servizi di pay-per-download quali i cloni di AllofMP3, chiuso nel 2007, quelli che ospitano i link a risorse per cui non possiedono i diritti - Sogou MP3, Gougou - e quelli che vendono prodotti contraffatti, siano essi destinati alle aziende o direttamente ai consumatori, come Taobao, Modchip e ConsoleSource.

Per i più curiosi, l'intera lista è disponibile online.

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