Equo compenso, aumenta costo di Pc, smartphone e tablet

Il ministro Franceschini non sembra sentire ragioni.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 24-04-2014]

M SIAE equo compenso franceschini

Dato che i produttori di dispositivi e la SIAE non riescono a trovare un accordo, l'equo compenso aumenterà.

È questa, in sintesi, l'opinione del Ministro dei Beni e delle Attività Culturali Dario Franceschini: una posizione che certamente non invoglia la SIAE a scendere a compromessi, tantopiù che da tempo la Società chiede un aumento pari al 500%.

Stando alla legge, il cosiddetto equo compenso per la copia privata dovrebbe essere aggiornato ogni due anni; dato che tale operazione si sarebbe dovuta fare nel 2012, siamo in ritardo di due anni.

È proprio facendo leva su questo ritardo che Franceschini giustifica la propria posizione, ricordando inoltre che secondo lui sarebbe proprio in virtù di tale balzello - gravante su CD, DVD, Blu Ray ma anche su PC, smartphone, tablet, hard disk, chiavette USB e schede di memoria - che gli artisti sono in grado di creare.

Il diritto d'autore - ha sostenuto Franceschini - «è quello che consente la libertà all'artista, quello che gli garantisce il suo spazio di creatività. Il diritto d'autore è stato uno dei temi centrali dell'incontro della scorsa settimana dei ministri della Cultura dell'Unione Europea ed è in cima all'agenda europea, perché tutte le nuove tecnologie comportano questioni attinenti il diritto d' autore».

Eppure i conti non tornano. Il predecessore di Franceschini, Massimo Bray, per riuscire a capire meglio la situazione aveva commissionato un sondaggio, realizzato da Quorum, presso gli utenti.

I risultati, disponibili tramite il sito del Ministero dei Beni Culturali, non sembrano per nulla dare ragione a chi sostiene l'equo compenso su ogni tipo di dispositivo.

Scorrendoli, emerge infatti per esempio che sebbene tutti debbano pagare l'equo compenso, appena il 13,5% degli utenti poi fa una copia privata di ciò che acquista.

Inoltre, di questi ultimi il 69,4% fa una copia da tenere sul PC: come sottolinea l'avvocato Fulvio Sarzana, «tutti paghiamo un sovrapprezzo, che va alla Siae, sui dispositivi elettronici per una possibilità- la copia privata - che interessa solo una minoranza di italiani. E che comunque non interessa gli smartphone, che pure subiscono un rincaro per l'equo compenso».

È il meccanismo in sé alla base del balzello, quindi, a essere tutt'altro che equo. Anzi, con la diffusione dello streaming la fruizione di contenuti è sempre meno legata ai supporti fisici.

Secondo la SIAE è il sondaggio a essere falsato: Quorum avrebbe fatto male a rivolgersi soltanto agli utenti di Internet e non a tutta la popolazione.

E nonostante un rapporto dell'Organizzazione Mondiale della Proprietà Intellettuale affermi che in Italia si raccoglie, tramite equo compenso, più che in ogni altro Paese europeo tranne la Francia, per il 2014 la SIAE vorrebbe alzare la tassa in modo da raccogliere 200 milioni di euro (contro gli 80 raccolti l'anno scorso), una cifra che è spaventosa a paragone dei 380 milioni di euro raccolti in tutta Europa nel 2012.

In questo panorama fa quasi tenerezza Gino Paoli, presidente della SIAE, quando afferma che l'equo compenso non è una tassa e non incide sui consumatori, perché sono i produttori che devono pagarlo senza alterare i prezzi. Viene da chiedersi su quale pianeta un produttore non scaricherà sugli acquirenti l'aumento dei costi.

L'equo compenso in Italia è più alto che altrove, e in diversi Stati nemmeno esiste; ciononostante, la SIAE e il Ministro vorrebbero alzarlo ancora, facendo in modo che per esempio su un tablet si passi da 1,90 a 5,20 euro, su un computer da 1,90 a 6 euro, su uno smartphone da 0,90 a 5,20 euro, come spiega Altroconsumo, che contro l'aumento ha organizzato anche una petizione.

Ancora non è chiaro come andrà a finire anche se, nonostante l'evidenza dei dati, il Ministro sembra intenzionato a non sentire ragioni: «O si cambia la norma di legge oppure l'adeguamento tariffario va fatto»: e, in fondo, «la norma sull'equo compenso prescinde dall'effettivo uso della copia privata».

Come dire: la tassa va pagata anche se il motivo per cui è stata istituita non esiste più.

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