I microorganismi che vivono dentro di noi sono unici come le impronte digitali.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 24-05-2015]
L'ultima frontiera dell'identi-
ficazione biometrica non si affida alle impronte digitali, o alla scansione dell'iride, e nemmeno al DNA: usa invece i microorganismi che vivono dentro e sul nostro corpo, o microbioma.
La scoperta si deve ad alcuni ricercatori di Harvard i quali, utilizzando i dati pubblicamente disponibili del Progetto Microbioma Umano, hanno mostrato come i microorganismi che vivono nel corpo di ciascuno costituiscano una sorta di "impronta" unica che non varia nel tempo.
Il Progetto Microbioma Umano esamina i microorganismi presenti nelle feci, nella saliva, sulla pelle e in altre locazioni del corpo di 242 individui nel corso di diversi mesi.
I ricercatori, guidati da Eric Franzosa, hanno scoperto che una gran parte delle "impronte" costituite dai microorganismi sono rimaste stabili per oltre un anno; in particolare, l'impronta ricavata dai batteri dell'intestino si è dimostrata particolarmente stabile, permettendo di identificare i singoli individui dopo un anno con un'accuratezza dell'80%.
«Collegare un campione di DNA umano a un database di "impronte" di DNA umano è la base per la genetica forense, un campo ormai vecchio di decenni» ha spiegato Franzosa. «Abbiamo dimostrato che lo stesso tipo di collegamento è possibile usando sequenze di DNA prese da microbi che abitano il corpo umano, senza usare DNA umano. Ciò apre la porta alla connessione di microbiomi umani tra database diversi, cosa che potenzialmente può rendere pubbliche diverse informazioni personali: per esempio, un'infezione trasmessa sessualmente, rilevabile dal campione di microbioma stesso».
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Secondo il professor Curtis Huttenhower, di Harvard, le probabilità che tale violazione della privacy si verifichi sono molto basse, mentre sono importanti le ricadute per i ricercatori.
«Tutto ciò suggerisce che i nostri residenti microbici sono adatti all'ambiente del nostro corpo - la nostra genetica, la nostra dieta, la storia del nostro sviluppo - in una maniera tale che restano con noi e aiutano a scacciare gli invasori microbici meno amichevoli che si presentano nel tempo» spiega il professore.
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