Il motore impossibile funziona davvero: per raggiungere Plutone basteranno 18 mesi.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 18-08-2015]
Sono ormai quasi 10 anni che si parla di un motore a microonde - il cosiddetto EmDrive - in grado di convertire l'energia elettrica in una forza tale da produrre una spinta tramite le microonde.
Per la maggior parte di questi 10 anni, quasi tutti sono stati convinti che la sua realizzazione fosse impossibile, in quanto violerebbe la legge di consevazione della quantità di moto.
Un motore a microonde funzionerebbe così: le microonde vengono fatte rimbalzare all'interno di un apposito contenitore asimmetrico sigillato, il cui interno è realizzato in un materiale metallico sul quale le microonde si riflettono.
La radiazione di microonde si propaga in tal modo in maniera risonante e l'interazione con la cavità provocherebbe una differenza di pressione ai due capi del motore: ciò darebbe vita a delle forze che, per quanto piccole, sarebbero in grado di generare una propulsione senza far uso di carburante.
Se le microonde per esempio fossero prodotte tramite pannelli solari, si avrebbe a tutti gli effetti un veicolo in grado di muoversi indefinitamente senza bisogno di alcun carburante.
Il primo a presentare un EmDrive è stato lo scienziato britannico Roger Shawyer, seguito nel 2012 da un team di ricercatori cinesi; la maggior parte della comunità scientifica tuttavia non ha prestato grande attenzione alle loro proposte.
Poi, nel 2014, è arrivata la Nasa: Un team guidato dallo scienziato Guido Fetta ha sviluppato un motore a microonde battezzato Cannae Drive e, durante la cinquantesima Joint Propulsion Conference ha portato le prove del suo funzionamento.
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Tale motore è riuscito a produrre una forza di 30/50 microNewton, sensibilmente meno di quanto dichiarato dal team cinese (720 milliNewton) e da Shawyer (16 - 30 milliNewton); però funziona davvero, o almeno così sembra.
«I risultati dei test» - spiega la NASA - «indicano che il progetto del motore a cavità risonante RF, che è dispositivo di propulsione elettrica unico, produce una forza che non si può attribuire ad alcun fenomeno elettromagnetico classico e, di conseguenza, potenzialmente dimostra un'interazione delle onde elettromagnetiche con il plasma virtuale del vuoto quantistico».
In altre parole, la NASA avrebbe misurato la forza prodotta dal motore e ha ipotizzato una spiegazione per la sua esistenza, ma serviranno altri studi per confermare il funzionamento del motore a microonde: dopotutto è sempre possibile prendere un abbaglio, come dimostra il caso dei neutrini che viaggiano più veloci della luce, caso generato da un errore di misurazione.
Arriviamo quindi allo scorso luglio quando il dottor Martin Tajmar, professore dell'Università di Dresda, ha confermato i risultati della Nasa presentato il proprio lavoro durante una conferenza a Orlando (Florida, USA).
«Le nostre misure» - ha scritto lo scienziato tedesco - «rivelano la presenza di una spinta, come previsto dalle affermazioni precedenti, dopo aver studiato con attenzione le interferenze termiche ed elettromagnetiche».
Tajmar e il suo team hanno comunque ammesso che saranno necessari ulteriori test per «studiare l'interazione magnetica delle linee di potenza dell'alimentazione usate per i contatti di metallo liquido. Ciò nonostante, abbiamo osservato una spinta vicina alla grandezza delle predizioni effettuate dopo aver eliminato molte possibili fonti di errore. I prossimi passi includono una migliore schermatura magnetica, ulteriori test nel vuoto e modelli migliorati di EmDrive, con fattori Q più elevati e un'elettronica che consenta una regolazione adatta ad operazioni ottimali».
In attesa che ulteriori esperimenti confermino o smentiscano le teorie, c'è chi ha già ipotizzato come un motore a microonde potrà cambiare l'esplorazione spaziale.
Per esempio, Wired ha fatto due conti e stimato che, se New Horizons ha impiegato nove anni per arrivare fino a Plutone, una sonda dotata di EmDrive potrebbe metterci appena 18 mesi; e si potrebbe persino immaginare una missione con personale umano diretta alle lune di Saturno, della durata di appena tre anni.
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