Ma non per violazione di copyright.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 21-02-2017]
Nel 2015, dopo 10 settimane di udienze, un tribunale della Nuova Zelanda aveva dato il via libera all'estradizione di Kim Dotcom negli Stati Uniti.
Subito il fondatore di Megaupload era ricorso in appello all'Alta Corte neozelandese, che si è riunita per discutere il caso nel settembre 2016. Oggi la sentenza è stata resa pubblica.
Il giudice Justice Murray Gilbert ha firmato una sentenza lunga 363 pagine, all'interno della quale si trova un'interessante sorpresa: sebbene venga confermato che Kim Dotcom sarà estradato negli USA, le motivazioni non riguardano l'accusa di violazione del copyright, mossagli dal governo americano.
Il giudice afferma infatti che il trattato in vigore tra USA e Nuova Zelanda non prevede che l'estradizione avvenga per un reato assimilabile a quello contestatogli (violazione del diritto d'autore tramite comunicazioni digitali online).
Tuttavia, le accuse mosse dal governo statunitense non si limitano a quelle relative diritto d'autore: i capi d'accusa sono in totale 13, e tra queste ve ne sono alcuni relativi a riciclaggio di denaro, frode e associazione a delinquere.
È sulla base di queste altre imputazioni che l'Alta Corte ha deciso che il processo di estradizione può procedere.
Kim Dotcom, dal canto proprio, è convinto che nemmeno l'accusa di frode consenta la sua estradizione, come egli stesso ha scritto su Twitter: «Non sarò più estradato per il diritto d'autore. In questo abbiamo vinto. Adesso sarò estradato per una legge che non è nemmeno applicabile».
Il motivo di questa affermazione è che «La Corte Suprema USA ha stabilito che le accuse relative al copyright non possono essere considerate accuse di frode. Ma qui in Nuova Zelanda ignoriamo questi piccoli dettagli».
In ogni caso, la battaglia non è ancora finita. Il team di avvocati di Kim Dotcom è già pronto a ricorrere alla Corte d'Appello, affermando che l'intera vicenda riguarda un caso che è stato «mal compreso» e si base su «accuse politiche».
Si prevede che per arrivare a un nuovo punto di svolta occorrerà per lo meno ancora un paio d'anni.
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