Canzoni e artisti creati dall'IA invadono YouTube e Spotify. A rimetterci sono gli artisti umani

Perdono visibilità e guadagni.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 16-06-2025]

youtube spotify ia
Foto di Marco Mons.

L'allarme viene da un articolo pubblicato da El País la scorsa domenica: le piattaforme come YouTube e Spotify stanno subendo un'invasione da parte di gruppi musicali e relative canzoni generate dall'intelligenza artificiale, ma spesso presentate come create da artisti veri. Migliaia di brani prodotti artificialmente verrebbero caricati quotidianamente, sfruttando gli algoritmi di raccomandazione per raggiungere un vasto pubblico, senza che molti utenti si rendano conto della loro origine.

Questi "gruppi finti" spesso si presentano con nomi credibili, come "Velvet Echoes" o "Midnight Pulse". Le loro opere sono accompagnate non soltanto da convincenti immagini di copertina di inestinti dischi, sempre generate dalla IA, ma anche da biografie fittizie che descrivono artisti immaginari. I brani, creati da strumenti di intelligenza artificiale come Suno, Udio o MusicGen di Meta, coprono generi popolari come pop, dance elettronica e lo-fi; essi sono progettati per attirare ascoltatori attraverso titoli e atmosfere ottimizzate per gli algoritmi delle piattaforme.

Il fenomeno non è limitato a YouTube. Su Spotify, playlist curate automaticamente includono spesso brani di artisti IA, mescolati a quelli di musicisti reali, rendendo difficile per gli utenti distinguere l'origine. Ciò ha sollevato preoccupazioni soprattutto tra gli artisti, che vedono i loro guadagni diluiti: i proventi delle riproduzioni, che su Spotify ammontano a circa 0,003-0,005 dollari per stream, vengono divisi tra un numero crescente di tracce artificiali, spesso caricate da entità che operano su scala industriale. Un'analisi ha rilevato che il 10% dei brani caricati su Spotify nel 2024 era generato dall'AI: una percentuale che ovviamente è in continuo aumento.

Le piattaforme non hanno ancora adottato misure significative per regolamentare questo fenomeno. Spotify consente l'uso di musica generata dalla IA, purché questa non violi le sue politiche, ma non richiede un'etichettatura chiara per identificare i brani artificiali. YouTube, dal canto proprio, ha regole simili; ma la facilità di creare canali e caricare contenuti rende il controllo complesso. Entrambe le piattaforme traggono vantaggio dal volume di contenuti, poiché aumenta il tempo di permanenza degli utenti e, di conseguenza, le entrate pubblicitarie o da abbonamenti.

Le critiche si concentrano anche sull'impatto culturale. Gli artisti temono che la proliferazione di musica generata dalla IA possa svalutare il lavoro umano, riducendo la visibilità di chi investe tempo e creatività nella produzione musicale. Inoltre, l'uso di strumenti di IA per replicare stili o voci di artisti reali solleva questioni etiche e legali sulla proprietà intellettuale: lo dimostrano casi controversi come la "collaborazione" tra Drake e The Weeknd generata artificialmente nel 2023.

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Commenti all'articolo (3)

...e sempre più spesso gli importa guardarne gli attributi di seduzione piuttosto che ascoltarli, non importa se veri o virtuali... (a chi tocca ora?)
17-6-2025 12:45

{svol bodal}
...e al cliente spesso importa ascoltare la musica che gli piace, non importa chi la fa...
17-6-2025 10:33

Magari perché non hanno tanto da perderci, a loro importa vendere qualcosa, non chi lo fa... Leggi tutto
17-6-2025 09:20

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