[ZEUS News - www.zeusnews.it - 23-09-2025]
L'Unione Europea sta valutando una proposta normativa che potrebbe modificare radicalmente il modo in cui gli utenti concedono il consenso all'uso dei cookie online. L'idea è quella di introdurre un meccanismo di consenso una tantum, integrato direttamente nel browser, che permetterebbe agli utenti di esprimere una preferenza generale valida per tutti i siti visitati. Questo approccio mira a superare l'attuale sistema basato su pop-up e banner, spesso ridondanti e poco trasparenti, che obbligano gli utenti a ripetere la stessa scelta ad ogni accesso.
La proposta, ancora in fase embrionale, nasce da un'esigenza concreta: ridurre la frizione nell'esperienza di navigazione e restituire agli utenti un controllo più semplice e coerente sulla gestione dei propri dati. Il nuovo sistema potrebbe essere gestito dai browser stessi, che diventerebbero strumenti attivi nella tutela della privacy, recependo le preferenze dell'utente e comunicandole ai siti in modo standardizzato. In questo scenario il consenso non verrebbe più richiesto sito per sito, ma verrebbe trasmesso automaticamente in base alle impostazioni predefinite.
Al momento la Commissione Europea sta valutando se questa soluzione possa essere compatibile con il GDPR e con la direttiva ePrivacy. Il nodo centrale riguarda la validità giuridica di un consenso espresso in modo generalizzato e se tale consenso possa essere considerato «informato» e «specifico» come richiesto dalla normativa. Alcuni esperti sollevano dubbi sulla possibilità che un'impostazione del browser possa davvero riflettere la volontà consapevole dell'utente, soprattutto in assenza di un'interfaccia chiara che illustri le implicazioni di ciascuna scelta.
Parallelamente si osserva una crescente pressione da parte dei consumatori e delle autorità garanti per trovare soluzioni più efficaci e meno invasive. Il Garante italiano ha già espresso più volte la necessità di semplificare il sistema di raccolta del consenso, sottolineando come l'attuale modello rischi di generare assuefazione e scelte non ponderate. In questo contesto, l'integrazione del consenso nel browser potrebbe rappresentare un'evoluzione significativa, ma richiede un equilibrio delicato tra semplificazione e tutela dei diritti.
Non è la prima volta che si tenta di affrontare il problema. In passato iniziative come Do Not Track hanno cercato di offrire agli utenti un controllo centralizzato, ma sono fallite per mancanza di adozione da parte dei siti web. La differenza oggi potrebbe essere rappresentata da un intervento legislativo che obblighi i siti a rispettare le impostazioni del browser, rendendo il sistema realmente efficace.
Se approvata, la nuova norma potrebbe entrare in vigore nei prossimi anni, con un impatto significativo sull'intero ecosistema digitale europeo. I browser dovrebbero adeguarsi tecnicamente, i siti rivedere le proprie logiche di tracciamento e gli utenti imparare a gestire consapevolmente le proprie preferenze. In attesa di sviluppi concreti, il dibattito resta aperto e coinvolge giuristi, sviluppatori, aziende e utenti.
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