E se Internet sparisse?

Cassandra Crossing/ Un collasso sistemico e totale di un sistema complesso si è verificato nella realtà già diverse volte. Come prepararsi se succedesse all'intera Rete? E se il collasso di Internet innescasse quello di altri sistemi vitali?



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 17-11-2025]

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Non è certo la prima volta che Cassandra vi intrattiene con le sue considerazioni sulle catastrofi prossime venture, sempre sperando di sbagliarsi. Le capita tuttavia di trovare altri che hanno le sue stesse preoccupazioni e che talvolta, per fortuna, studiano addirittura modi di prepararsi per reagire.  Oggi la vostra profetessa preferita esternerà su come prepararsi se le cose andassero male - ma davvero male - per quanto riguarda l'intera Internet, per cercare di limitarne le conseguenze e recuperare prima che le cose si mettano male - ma davvero male - su scala planetaria.

Il problema che analizzeremo è quello di un arresto generalizzato di tutti i servizi vitali, primi fra tutti la logistica e le reti energetiche, che fosse causato da un collasso totale di Internet. Sì, scatenato non da un asteroide o una guerra nucleare ma solo dalla perdita totale della Rete. «Beh, allora non c'è da preoccuparsi» -  diranno i 24 informatissimi lettori  - «Internet è nata ed è stata progettata proprio per essere resiliente, quindi non corriamo questo rischio».

Le cose non stanno proprio così: vediamo il perché. Come sempre più spesso avviene nelle tecnologie, il problema è causato dalla complessità; o meglio, dalla complessità inutile, eccessiva, non gestita e non governata. Tecnologicamente, Internet è completamente diversa da quando nacque negli anni '70. I protocolli, i mezzi trasmissivi e quelli di controllo, che i più informati internauti credono di conoscere perché li hanno letti sui libri, praticamente non esistono più: sono quasi sempre astrazioni che l'Internet reale per lo più emula. Le trame Ethernet e i pacchetti TCP/IP che vi stanno arrivando in questo preciso momento e vi portano queste parole non vengono da lontano, ma sono creati al momento dal modem accanto a voi.

Il trasferimento dei vostri pochi byte prevede l'utilizzo di numerosi mezzi fisici e di formati logici, che vengono trasformati l'uno nell'altro fino a quando arrivano al vostro router. Visto a questo livello elementare, il gioco è divenuto molto più complesso. E che dire del governo di Internet? L'approccio USA-centrico e un po' idealista è diventato oggi appannaggio di molti attori, spesso con scopi ed esigenze assai diversi. Recentemente è successo che piccole parti di Internet diventassero terreno di battaglia in scaramucce di guerre simmetriche o asimmetriche. Quanto è robusta e resiliente Internet in uno scenario di guerra?

Ma la vera preoccupazione di Cassandra - e non solo sua per fortuna - è data dalla complessità dei metodi e sistemi di controllo che oggi fanno funzionare Internet; e dagli imprevisti che possono capitare quando non si comprende interamente un sistema. Il recente collasso di Amazon Web Services ne è un ottimo esempio.

Facciamo un esempio: le reti elettriche. In Spagna è bastato un evento imprevisto e apparentemente gestibile per scatenare una instabilità della rete elettrica dell'intera penisola iberica che ha messo tutti al buio. E per ripartire ci vogliono ore, in certi casi giorni, anche in un contesto limitato, con infrastrutture ancora integre e con l'aiuto del mondo circostante. Internet è molto più complessa di una rete elettrica: molto, ma molto, ma davvero molto più complessa. Al di là del semplice scambio di pacchetti, che viene realizzato con molti tipi di connessioni e di protocolli fisici, esistono connessioni tra servizi di tipo e uso diverso: vanno da quelli che permettono di amministrare Internet (AS, DNS) fino ai servizi cloud (IaaS, PaaS, SaaS e tutta la pletora di altri servizi cloud esistenti).

DNS e IaaS non sono stati scelti a caso; poche settimane fa AWS, il più grande fornitore di servizi cloud al mondo, ha avuto un problema puntiforme nella gestione del proprio DNS. Semplificando all'estremo, un singolo processo di controllo in un datacenter nel nord America è andato nei pazzi e ha cominciato a fare moltissime richieste di modifica di configurazione. Il resto del sistema di controllo non ce l'ha fatta a eseguire le modifiche richieste: la risoluzione dei nomi e degli indirizzi di un grande numero di servizi cloud è divenuta impossibile. Teoricamente questo avrebbe dovuto impattare solo i clienti di una parte degli Stati Uniti; ma per vari motivi, legati anche alla stupidità umana (che essendo senza limiti non indagheremo), molte delle risorse nordamericane erano utilizzate senza un backup nei sistemi informativi di mezza Europa, particolarmente in Italia: qui molti servizi essenziali, anche della pubblica amministrazione, sono rimasti inaccessibili fino a quanto il problema di AWS è stato risolto.

Un singolo programma malfunzionante in un server degli Stati Uniti ha buttato giù una frazione consistente di Internet su scala planetaria. Questo avveniva - ed è il punto centrale del problema - senza che nessuno avesse previsto un'eventualità del genere, anzi, quando la grande maggioranza delle persone erano convinte del contrario: «Il cloud è affidabilissimo perché ridondante, geograficamente distribuito e decentralizzato». Non possiamo assolutamente escludere che altri problemi simili o più grandi siano in agguato nella complessità di Internet, in attesa di un evento scatenante: l'evento potrebbe essere un altro semplice e puntiforme problema tecnico, o anche un atto deliberato e parte di un progetto distruttivo ben congegnato; oppure una cosa intermedia; oppure una cosa che apparentemente non c'entra nulla, come una catastrofe ambientale.

Non possiamo escludere che cessi di funzionare l'intera Internet, o una sua grande parte. Chi fosse convinto che sia paranoia, legga cosa è stato l'Evento di Carrington, che nel 1859 fece saltare i telegrafi elettrici: una tecnologia certo primitiva, ma infinitamente più robusta delle reti telematiche e dei chip odierni.

Facciamo una simulazione: Internet è caduta e un sacco di persone molto in gamba in giro per il mondo si mettono a lavorare come castori per far ripartire la baracca. Quanto ci metteranno? Se si tratta di minuti, le conseguenze potrebbero essere limitate; magari qualcuna delle reti di distribuzione di energia elettrica, che fanno grande uso di connessioni Internet per il controllo industriale e di processo, andrà fuori servizio come in Spagna, metterà al buio tante persone e bloccherà tanti servizi informatici. Ma la rimetteranno su, perché le altre infrastrutture e Internet funzionano.

Se non si tratta di minuti ma di ore, i due problemi potrebbero interagire tra loro in un perverso loop negativo e far mancare sempre più energia e sempre più Internet. Senza la Rete e l'elettricità comincerebbero a mancare l'acqua e i servizi fognari. Negli ospedali un po' più di gente comincerebbe a morire. Se la cosa dovesse durare giorni, esaurirebbero il loro carburante anche i gruppi elettrogeni che nei posti importanti garantiscono un po' di energia elettrica. Niente servizi di comunicazione: nessuno parla più con nessuno. Magari anche qualche incidente nucleare indotto dalla mancanza di energia elettrica, come a Fukushima. La logistica mondiale si bloccherebbe; e quando si parla di logistica, si parla prima di tutto di cibo e di energia. Se l'evento dovesse durare settimane, in vari posti nel mondo la gente comincerebbe a uccidere per il cibo, poi a morire di fame o di epidemie. Nel frattempo, i signori che devono rimettere in piedi Internet, come potranno comunicare tra loro per capire cosa è andato storto e coordinarsi? Forse come i radioamatori, come fa la Protezione civile durante un terremoto?

Certamente no, perché anche un evento catastrofico ordinario come un terremoto o un'inondazione è pur sempre un evento geograficamente localizzato. E' limitato a una certa area: intorno a quella il resto del mondo continua a funzionare e può aiutare a ripartire e a rimediare. Se manca proprio la capacità di comunicare su scala globale, non c'è nessuno attorno che possa aiutare. Come fa il tecnico di un datacenter a chiedere istruzioni al suo capo se non funziona Internet? Come fa ad accedere ai manuali tecnici, o semplicemente alla sua rubrica di contatti mentre le cose attorno a lui si fermano? E come raggiunge i suoi pari - che stanno avendo gli stessi suoi problemi - con cui lavorare per capire e per risolvere?

Ci vorrebbe qualcosa che garantisse un livello minimo di comunicazione nei tanti punti critici dove lavora chi può rimettere insieme le cose. Ma come? I telefoni cellulari? I telefoni satellitari? Starlink? Queste cose, dove servono le hanno già - o dovrebbero averle. Se pensate che questi servizi funzionino in una situazione come quella che immaginiamo, accontentatevi di un semplice «no» e magari cercate informazioni in Rete (oggi che funziona). Niente di tutto questo; ci vuole un canale di comunicazione, anche di capacità limitata ma completamente indipendente, il più possibile autonomo anche in termini energetici, che si auto configuri utilizzando i nodi disponibili; e ci vorrebbero anche altre connessioni che continuassero a funzionare, magari in maniera discontinua. E' irrealizzabile la soluzione a un problema che tanto non accadrà mai? Ci sono persone del settore che la pensano un po' come Cassandra e che proprio adesso lo stanno studiando e realizzando. Ma è la strada giusta (magari solo in parte) e merita di essere percorsa. Certamente merita di essere raccontata.

Ti invitiamo a leggere la pagina successiva di questo articolo:
L'Internet Resilience Club

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