Cassandra Crossing/ Da dieci anni il Consiglio Europeo sta cercando di realizzare un tecnocontrollo sociale pervasivo dei propri cittadini in stile intermedio tra USA e Cina. Con due guerre alle porte, cosa succederà ora?
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 18-12-2025]

Vedere un problema e agire nel proprio piccolo per quanto possibile al fine di contrastarlo è di solito abbastanza semplice. Per opporsi a qualcosa basta percepirne l'ingiustizia e non è indispensabile capirne le cause profonde (per fortuna), cosa che può essere molto difficile. Ma provarci è comunque utile, anche a costo di dover procedere in maniera parzialmente intuitiva. Del resto, parafrasando Andreotti, «basta pensar male e probabilmente ci si azzecca».
Da circa un decennio, prima timidamente poi con grande insistenza, il Consiglio Europeo e la Commissione Europea stanno cercando di realizzare un tecnocontrollo sociale pervasivo dei propri cittadini, fino al massimo livello reso possibile dalle tecnologie digitali. Semplificando all'osso il loro funzionamento per chi non fosse pratico di istituzioni europee, si può dire che il potere politico e di indirizzo lo detiene il Consiglio, formato dai capi degli Stati dell'UE; il potere legislativo (ovvero proporre direttive) è nelle mani della Commissione. Il Parlamento Europeo in tutto questo non tocca palla, ha soltanto il ruolo di approvare quanto proposto dalla Commissione: può solo respingerlo rifiutandosi di ratificarlo, oppure proporre emendamenti.
Il Parlamento non ha nessun potere legislativo, il suo ruolo è sì necessario ma poco più che formale: il modello è quello del Presidente della Repubblica Italiana, che può rifiutarsi di firmare una legge approvata dal parlamento e reinviarla alle Camere, ma solo una volta. In realtà Consiglio e Commissione potrebbero persino legiferare scavalcando il Parlamento Europeo, con un meccanismo simile ai Decreti Legge (cosa avvenuta raramente): quindi il ruolo del Parlamento è ancora più ridotto.
Terminato questo brevissimo, rozzo e per forza approssimativo bignami delle istituzioni e del processo legislativo dell'UE, veniamo al punto. ChatControl, i suoi parenti e il Digital Omnibus sono figli fortemente voluti dal Consiglio Europeo, scritti e formalizzati dalla Commissione Europea in modo tale che siano digeribili dal Parlamento Europeo senza che scatti l'indignazione dei più. Sono provvedimenti così liberticidi che persino nelle formulazioni più edulcorate possibili, persino nell'attuale Parlamento Europeo non particolarmente progressista, non sono stati posti in votazione: con consultazioni informali si era verificato che il provvedimento sarebbe stato probabilmente respinto. Sui motivi pratici e poco idealistici di questa opposizione non possiamo addentrarci; quindi semplifichiamo ancora, considerando il Parlamento Europeo monoliticamente schierato a difesa dei diritti dei cittadini europei.
La conseguenza è che le suddette direttive proposte dalla Commissione e dal Consiglio non sono mai arrivate sui banchi del Parlamento, fino a oggi. Questo è avvenuto per evitare una sconfitta politicamente importante che avrebbe incrinato il Trilogo, cioè il processo legislativo dell'Unione Europea: Cassandra lo ha già descritto a beneficio dei 24 indomiti lettori. Lo scoppio di due guerre ai confini dell'Europa è stato un momento di svolta nella storia dell'UE; per questo Cassandra lo utilizzerà come spartiacque storico in questo suo ragionamento (chiamiamolo così).
Innanzitutto poniamoci una domanda di base. Istituzionalmente era nata per la tutela della democrazia, del benessere e dei diritti civili dei suoi cittadini: come mai l'UE stava già tentando di rendere legale un sistema di tecnocontrollo sociale pervasivo ma ancora inesistente, anzi espressamente vietato dalle direttive europee esistenti? (si veda il GDPR). E questo ben prima delle due guerre in corso.
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