Spotify sotto attacco. Backup illegale da 300 Tbyte e 86 milioni di brani

L'attore è il motore di ricerca Anna's Archive.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 23-12-2025]

spotify bakcup annas archive
Foto di Heidi Fin.

Nelle ultime settimane si è intensificato lo scontro diretto tra Spotify, il colosso svedese dello streaming musicale, e Anna's Archive, un noto motore di ricerca specializzato nell'indicizzazione di biblioteche "ombra" e contenuti protetti da copyright. La disputa è nata poiché Anna's Archive afferma di aver creato un backup pressoché completo del catalogo di Spotify, contenente 86 milioni di file musicali e "pesante" circa 300 TByte, distribuito via Torrent.

Gli attivisti dietro il progetto sostengono che l'obiettivo sia preservare l'eredità culturale dell'umanità contro quello che definiscono «deperimento digitale» e il controllo centralizzato delle grandi corporation. Nel post pubblicato sul proprio blog, il team di Anna's Archive ha dettagliato le motivazioni tecniche e filosofiche della loro azione, spiegando che la perdita di accesso ai contenuti digitali è un rischio concreto per le generazioni future.

Tecnicamente, lo scraping ha coinvolto l'estrazione di metadati per quasi 100 milioni di tracce, inclusi nomi degli artisti, titoli degli album, date di rilascio e, in molti casi, anteprime audio. Sebbene Spotify utilizzi sistemi avanzati di crittografia e Digital Rights Management (DRM) per proteggere i file audio completi, gli attivisti hanno focalizzato i propri sforzi sulla mappatura completa del catalogo. Questo database, una volta reso pubblico, permetterebbe ad altri attori di individuare e scaricare contenuti da fonti alternative, aggirando di fatto la necessità di un abbonamento o dell'uso dell'applicazione ufficiale.

Spotify ha reagito prontamente implementando nuove misure di sicurezza e limitando l'accesso alle proprie API, i canali software attraverso i quali i programmi esterni comunicano con il database della piattaforma. L'azienda ha dichiarato che tali attività non solo danneggiano la sostenibilità economica del servizio, ma mettono a rischio il sistema di remunerazione degli artisti e dei detentori dei diritti. La preoccupazione principale riguarda la possibilità che questi dati vengano utilizzati per alimentare siti di pirateria o per addestrare modelli di intelligenza artificiale senza alcuna autorizzazione.

Anna's Archive ha rivendicato la natura non profit della propria iniziativa, descrivendola come una necessità storica. Il gruppo ha citato esempi passati di piattaforme digitali che, una volta chiuse o acquisite, hanno rimosso definitivamente l'accesso a migliaia di opere. Per gli attivisti, la musica presente su Spotify rappresenta un bene comune che non dovrebbe essere soggetto esclusivamente alle decisioni commerciali di una singola entità privata.

Famoso soprattutto per occuparsi di libri, Anna's Archive è da tempo nel mirino degli enti preposti a difendere il diritto d'autore. Negli ultimi mesi sono state inviate numerose notifiche di rimozione ai sensi del Digital Millennium Copyright Act (DMCA) per cercare di oscurare i link ai database di Anna's Archive. Tuttavia la natura decentralizzata del progetto e l'uso di server situati in giurisdizioni con leggi sul copyright poco stringenti rendono difficile un blocco totale e definitivo. Il sito continua a mutare domini e indirizzi IP per sfuggire ai tentativi di censura.

Un elemento critico della disputa riguarda la distinzione tra "scoping" e "infrazione". Mentre l'estrazione di metadati (come il titolo di una canzone) può talvolta ricadere in aree grigie del diritto a seconda della giurisdizione, l'archiviazione di anteprime audio o di file completi costituisce una violazione diretta dei diritti di riproduzione. Spotify sostiene che l'aggregazione massiva di tali dati, anche se parziali, faciliti la pirateria sistematica. Al contrario Anna's Archive sostiene che la loro attività di indicizzazione sia analoga a quella di un motore di ricerca come Google, ma applicata a una biblioteca universale.

Il caso di Anna's Archive si inserisce in un contesto più ampio di resistenza digitale che ha già colpito settori come l'editoria scientifica e i libri elettronici. Gruppi simili hanno precedentemente indicizzato milioni di articoli accademici e libri, sostenendo che la conoscenza debba essere libera e accessibile a tutti. L'estensione di questa filosofia al mondo della musica commerciale segna un nuovo fronte di scontro, poiché l'industria discografica è storicamente tra le più attive e agguerrite nella difesa della proprietà intellettuale a livello globale.

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© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Commenti all'articolo (2)

{nonso}
Devo dire che, pur considerando sacrosanto il diritto dei creatori di contenuti ad avere la loro ricompensa (e ci mancherebbe...), considero anche che dopo un certo periodo da stabilirsi, un contenuto dovrebbe essere considerato un bene pubblico. Purtroppo le lobby fanno fare ai legislatori leggi terribili come quella del copyright... Leggi tutto
23-12-2025 20:07

Hmm, c'è qualche motivo preciso per linkare nell'articolo tr.annas-archive.org invece di it.annas-archive.org o www.annas-archive.org?
23-12-2025 13:36

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