Tribunale Roma: ha ragione Google, torto Mediaset

I filtri preventivi sui contenuti, secondo il Tribunale, violano la libertà di espressione e sono tecnicamente inapplicabili.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 16-12-2011]

youtube mediaset google

Dopo aver ottenuto la sconfitta di Yahoo, Mediaset si sentiva probabilmente molto sicura di sé e forse si aspettava di ottenere un'altro successo contro Google, con cui è in causa sin dall'estate.

Il motivo del contendere è naturalmente sempre lo stesso: punire le piattaforme di condivisione video online e, possibilmente, obbligarle ad agire come filtri preventivi e controllare ogni singolo contenuto caricato dagli utenti.

Nel caso specifico, Mediaset aveva intrapreso un'azione legale contro la piattaforma Blogger - di proprietà di Google - perché uno degli utenti aveva inserito nel proprio blog la possibilità di vedere in streaming le partite di serie A, naturalmente senza possederne i diritti. L'articolo continua qui sotto.

L'azienda era riuscita a ottenere la chiusura del blog, ma poi s'era ingolosita e aveva proseguito nella causa, chiedendo per l'appunto che Google controlli preventivamente tutto ciò che viene inserito non solo su Blogger, ma anche su YouTube e su tutti gli altri servizi che a lei fanno capo.

Sulla propria strada, però, questa volta Mediaset ha incontrato il Tribunale di Roma, che ne ha smantellato le speranze.

Pur riconoscendo la necessità di proteggere il diritto d'autore, i giudici hanno affermato che occorre bilanciare i differenti interessi coinvolti: «tutela della proprietà intellettuale, tutela della libera circolazione dei servizi, tutela della libertà di informazione».

Per essere ancora più chiaro, il Tribunale ha aggiunto che «il controllo preventivo non pare condotta esigibile dall'hosting, dal momento che il giudice italiano non può porre uno specifico obbligo di sorveglianza in violazione del chiaro dettato comunitario»: l'UE, come dovrebbe essere ormai noto, di recente ha assunto una posizione chiaramente a favore della net neutrality e della libertà di espressione in Rete, arrivando a negare la legittimità dei filtri antipirateria disposti dai provider.

Oltre alle motivazioni di principio, ve ne sono però altre di natura più tecnica, e anche queste sono state prese in considerazione dai giudici, i quali hanno affermato che «il fornitore del servizio non può essere assoggettato all'onere di procedere ad una verifica in tempo reale del materiale immesso dagli utenti onere non esigibile in ragione della complessità tecnica di siffatto controllo e del costo».

Ma anche qualora fosse possibile ed economicamente sostenibile, il controllo comunque «configgerebbe con forme di libera manifestazione e comunicazione del pensiero».

La giurisprudenza ha dunque per la prima volta ammesso chiaramente che i filtri preventivi sui contenuti sono inapplicabili e in contrasto con la libertà di espressione.

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