Canone Rai, pagherà anche chi non ha la TV

Per il viceministro Antonio Catricalà è ora di trasformare la vecchia imposta in una tassa sui media che nessuno riuscirà a evadere.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 02-08-2013]

Antonio Catricala Canone

Tra tutte le tasse, le imposte e i balzelli, il cosiddetto Canone Rai è forse la meno amata e una delle più evase.

Per questo motivo desta sempre interesse ogni intervento - o annuncio di intervento - in materia che provenga da qualche esponente del governo: la speranza neanche troppo segreta è, generalmente, che venga abolito.

Proprio l'abolizione del canone è una delle possibilità ventilate da Antonio Catricalà, Viceministro al Ministero dello Sviluppo Economico, durante un'audizione presso la Commissione di Vigilanza Rai.

Il viceministro non s'è spinto a dire che il canone andrebbe abolito senza che null'altro lo sostituisca, come molti vorrebbero; ha invece avanzato alcune ipotesi per cambiarlo, trasformandolo in una tassa di difficile evasione.

Catricalà ha parlato della possibilità di riaprire, dopo la firma del contratto di servizio 2013 - 2015 con la Rai, un tavolo di confronto sul canone, sul quale il viceministro ravvisa un «insopportabile livello di evasione».

Presentando - senza che ciò significasse l'intenzione di prendersi alcun impegno preciso - le varie idee alternative al canone attuale, l'ex presidente dell'Antitrust ha suggerito di prendere a modello altri Stati Europei: «Austria, Germania, Finlandia, Islanda, Svezia e Svizzera hanno previsto invece un canone come tassa a carico del nucleo familiare» ha spiegato Catricalà. «Questo va incontro alla convergenza tecnologica perché si prescinde dal possesso dell'apparecchio per dire che si tratta di un'imposta che riguarda i media in generale».

L'idea di fondo sarebbe quindi di passare dall'attuale imposta sulla detenzione degli apparecchi - che teoricamente si potrebbe non pagare se non si possiede nessuno dei dispositivi «atti o adattabili» alla ricezione delle trasmissioni - a un'imposta che tutti dovrebbero pagare poiché sarebbe sui media in generale.

Un'alternativa potrebbe essere quella adottata in Grecia, dove il canone è legato alla bolletta elettrica; Catricalà tende però a scartare questa possibilità, ritenuta di difficile applicazione.

Il viceministro riconosce però che, al di là di ogni soluzione tecnica, il problema di fondo è un altro: il «recupero di credibilità della Rai e della sua missione di servizio pubblico».

«Più la gente crede nel servizio pubblico, più favorevolmente viene accolta la lotta all'evasione, più si recupera, maggiori sono gli introiti della Rai, minore è la sua dipendenza dalla pubblicità, più elevato è l'investimento nella produzione audiovisiva e nella cultura» ha spiegato durante l'audizione.

In tal modo si potrebbe «favorire la crescita qualificata di un settore in grado di sviluppare economia, valorizzando i suoi contenuti e i suoi prodotti anche in ambito internazionale e di attrarre investimenti per la sua attività». E, forse, gli utenti pagherebbero il canone più volentieri.

In attesa delle eventuali novità (di cui si dovrebbe sentire nuovamente parlare già da settembre), Catricalà ricorda infine che per il momento «in Italia esiste il canone e non sono in vista sistemi di finanziamento diversi. Dobbiamo fare in modo che tutti lo paghino per rendere la Rai migliore».

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