Dieci anni di studi per dire che forse i cellulari non fanno male

25 milioni di dollari dopo, una certezza ancora non c'è.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 07-02-2018]

cellulari tumori

Sebbene i telefoni cellulari siano tra noi ormai da decenni, il dibattito sulla loro eventuale pericolosità e sui potenziali effetti sulla salute è ancora assolutamente aperto.

Un nuovo e importante contribuito arriva ora dagli Stati Uniti, dove i National Institutes of Health hanno concluso uno studio durato 10 anni e costato 25 milioni di dollari, il cui scopo era proprio capire se l'esposizione alle radiazioni elettromagnetiche delle reti di telefonia cellulare abbia un impatto avverso sulla salute umana.

I risultati saranno pubblicati ufficialmente alla fine di marzo - per ora è stata rilasciata soltanto una bozza per la peer review - ma già adesso alcune delle conclusioni sono note.

Il guaio è che, nonostante l'impegno profuso, dette conclusioni sono tutt'altro che definitive: quanti già ritengono fermamente che i cellulari facciano male le hanno prese a sostegno della propria tesi, e quanti invece ritengono che i cellulari siano innocui hanno fatto altrettanto.

I test sono stati condotti su oltre 3.000 animali da laboratorio (ratti e topi), i quali per nove ore al giorno sono stati sottoposti alle radiazioni delle reti dei telefonia 2G e 3G (le più diffuse ai tempi dell'inizio dello studio) a livelli tali da simulare quello che sarebbe l'effetto sull'organismo umano.

Le dimensioni di topi e ratti sono infatti ovviamente diverse da quelle di un essere umano, e il quantitativo di radiazioni va calibrato di conseguenza; tuttavia i ricercatori sottolineano che persino i livelli più bassi usati nello studio erano comunque più alti della massima esposizione cui si sottopone chi usa di frequente il cellulare.

Al di là della metodologia, gli effetti non hanno permesso di ricavare uno schema preciso: alcuni roditori hanno sviluppato diversi tipi di tumore - al cervello, al fegato, al pancreas, alla prostata - ma altri, pur sottoposti al medesimo trattamento, no.

Altri ancora hanno invece mostrato di avere sviluppato dei danni al cervello e al DNA, ma quando il tessuto cerebrale è stato esaminato tali danni non erano in alcun modo paragonabili a quelli provocati da un tumore; per i ricercatori non nemmeno è chiaro se la causa siano le radiazioni, e in effetti uno degli scopi della peer review è capire se certi dati non siano altro che rumore statistico.

È stata poi notata una conseguenza imprevista: i ratti nati da madri esposte alle radiazioni erano sottopeso, ma al di là di ciò si sono sviluppati in modo perfettamente normale.

Insomma, le conclusioni paiono tutt'altro che conclusive. Ecco quindi che Olga Naidenko, dell'Environmental Working Group, può dire che lo studio «dovrebbe allarmare i legislatori e alzare l'asticella della consapevolezza in tutti gli americani» ma anche che Otis W. Brawley, dell'American Cancer Society, a partire dal medesimo studio può affermare che «Queste bozze sono destinate a creare molta preoccupazione, ma in realtà non cambiano ciò che dico alla gente: le prove di un legame tra i telefoni cellulari e il cancro sono deboli e, finora, non abbiamo notato un maggior rischio di tumore nelle persone».

Anche la Food And Drug Administration, che ha commissionato lo studio, non è convinta, e ha definito lo studio «la prova più equivoca, o ambigua, che l'esposizione dell'intero corpo di ratti o topi alle radiofrequenze causi davvero il cancro in questi animali».

Alla fine, come sostiene Jeffrey Shuren dell'FDA, «nemmeno in adulti che fanno un uso giornaliero frequente del cellulare abbiamo visto un aumento dei tumori al cervello. Basandoci su queste informazioni, crediamo che gli attuali limiti di sicurezza per i telefoni cellulari siano adeguati a proteggere la salute delle persone».

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