Il caso Indymedia, un precedente gravissimo

Perché il sequestro Indymedia rappresenta un pericoloso precedente.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 11-10-2004]

Il caso Indymedia, cioè il sequestro di due server ospitati in un'azienda statunitense, con sede in Inghilterra, e dei dischi contenenti gran parte del materiale del sito, con la conseguente paralisi di ben 20 siti "nazionali" del network, tra cui quello italiano, rappresenta a mio parere un precedente gravissimo.

Può darsi che le necessità di tutela della privacy di due agenti della polizia svizzera fossero fondate; eppure in Svizzera, durante gli scontri di Evian legati allo svolgimento del G-8, il comportamento della polizia elevetica non fu sempre impeccabile e rispettoso dei diritti umani. Ma questo non giustifica il sequestro dei server, il blocco del sito e, soprattutto, il sequestro del materiale in misura così estesa.

In realtà, la richiesta della magistratura svizzera copre soltanto un'operazione che l'FBI e le autorità statunitensi avevano in mente da tempo, soprattutto dopo che Indymedia Usa ha pubblicato nomi e indirizzi dei delegati alla Convention Usa dei Repubblicani.

Questo è avvenuto senza che le autorità giudiziarie statunitensi abbiano deciso misure restrittive contro Indymedia, come quelle attuate in seguito alla richiesta svizzera, e a una fantomatica richiesta italiana, negata dal Ministero degli Interni e da numerose procure, di cui ancora non si sa con certezza se c'è stata e da parte di chi. In realtà dall'Italia sarebbero partite solo richieste di rogatorie internazionali in base a denunce per il reato di diffamazione e nessuna richiesta di sequestro.

Con la scusa di aderire alla richiesta svizzera, l'amministrazione Usa dà un bel colpetto a Indymedia e cerca di intimidire la vasta area di dissenso radicale rispetto alla politiche di Bush che Indymedia vuole rappresentare e a cui ha dato voce.

Inoltre, anche se nei dischi non si trovasse davvero traccia dei log di chi ha postato su Indymedia, è sicuramente un materiale di studio, analisi, schedatura, per gli investigatori dell'FBI per mappare meglio l'arcipelago della protesta, oltre a esserci dati privati come email o altre, anche di cittadini italiani, come ha evidenziato bene Peacelink.it

Voglio pure sottolineare la pericolosa concezione della libertà di informazione, di critica, di dissenso, espressa dal Ministro Lucio Stanca, responsabile per l'Innovazione Tecnologica del Governo Berlusconi, e da esponenti di An, partito che in passato ha chiesto l'oscuramento di Indymedia.

Il fatto che su Indymedia, come ha lamentato An ma anche molti lettori dello stesso sito, abbia pubblicato post anonimi di insulti ai Carabinieri morti a Nassirya, insulti che non posso che disapprovare anch'io, non può portare a giustificare l'imbavagliamento di una voce che esprime un pensiero diverso dal proprio.

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Pier Luigi Tolardo