I proprietari del vostro libro

Un'ordinanza del tribunale proibisce la lettura e il commento di un libro per bambini, fino alla data decisa dall'editore.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 01-08-2005]

Ipotetico libro di Harry Potter

Estate 2005. Un negozio di alimentari a Coquitlam, Canada, vende accidentalmente un numero spropositato (ben quattordici copie) del nuovo libro di Harry Potter, qualche giorno prima della data ufficiale di vendita, valida sull'intero globo, del 16 luglio.

Le agenzie riportano che l'editore canadese Raincoast, distributore ufficiale per quel paese del libro della Rowling, erroneamente non ha incluso sulla scatola di spedizione l'avviso di non vendere i tomi prima del giorno previsto. Così succede l'irreparabile.

Venutone a conoscenza, Raincoast non si limita alla prevedibile ramanzina a spedizioniere e libraio. Pretende, e ottiene, un'ordinanza del tribunale dalla Corte Suprema dello stato (British Columbia) per congelare i libri all'interno dell'incarto originale.

L'ordinanza, sostanzialmente, fa divieto di lettura e discussione, pubblica o privata, di qualunque aspetto del libro, naturalmente, fino alla data di uscita ufficiale. "Guai a voi se lo aprite, guai grossi se lo leggete, guai molto grossi se ne parlate con qualcuno." Così suona la diffida del tribunale ai 14 acquirenti, che diventano, senza saperlo, qualcosa di molto vicino a un criminale del copyright.

Il fatto ha una discreta eco nei media, considerati i tempi che corrono tra stragi e guerre, e nascono comitati spontanei di protesta e azioni di boicottaggio. Così Raincoast è costretta a dare spiegazioni, appellandosi al copyright e al segreto industriale: "Il titolare dei diritti è autorizzato a proteggere il suo lavoro. Il contenuto del libro è confidenziale fino al 16 luglio, quindi è nostro diritto impedire l'accesso ai contenuti a chi detiene fisicamente il libro." Così dichiara Neil Blair, legale dell'agente dell'autrice Joanne Kathleen Rowling.

Detiene fisicamente. Ma il libro non è stato regolarmente e in buona fede acquistato? Non vi è dubbio che ci troviamo di fronte a uno sconvolgimento profondo del concetto di proprietà privata, alla base della nostra cultura. Da non avvocato, fatico a capire per quale motivo un oggetto che ho regolarmente acquistato non mi appartenga; per quale motivo, fatto salvo il diritto d'autore, io non possa decidere se leggerlo, farci gli scarabocchi sopra, farmici aria o metterlo sotto la gamba di un tavolo.

Ma anche osservando la questione sotto il profilo tecnico, il richiamo dell'editore alla legge sul copyright è incomprensibile. All'interno dei diritti concessi dalla legge al titolare del copyright, non mi risulta esserci quello di proibire la lettura.

È chiaro che il terreno del conflitto si è spostato, in maniera preoccupante, dalle aule dei parlamenti a quelle giudiziarie. Non bastava lobbizzare in sede legislativa per ottenere leggi vergognose: ora gli adepti del copyright selvaggio cercano di piegarle ulteriormente a loro favore nei tribunali, sempre grazie al loro strapotere finanziario.

Nel campo digitale (musica, software e film) hanno sviluppato una serie di tecnologie, il Digital Rights Management, che a poco a poco toglie diritti consolidati ai fruitori. Ma in campo letterario, dove ci si affida ancora al buon vecchio libro, è necessario il ricorso al giudice.

In questo caso, l'editore dell'evento letterario più importante dell'anno, con i suoi prestigiosi avvocati non ha avuto difficoltà a convincere un pavido (nel migliore dei casi) giudice a compiere un atto assurdo, che si rivelerà un pericoloso precedente. E questo nonostante la richiesta fosse assolutamente infondata sia dal punto di vista legale, che da quello del comune buonsenso.

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