BSA non vuole la legge "ex-Cirielli"

Secondo Business Software Alliance Italia, la proposta di legge potrebbe diventare un'ancora di salvezza per i pirati. Appello ai parlamentari.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 04-11-2005]

Business Software Alliance chiede al Parlamento italiano che la Proposta di Legge n. 2055/A non venga convertita in legge nella versione attuale, pena la sicura decadenza della maggioranza dei procedimenti penali in corso per violazione dei diritti di proprietà intellettuale e un conseguente impulso alla "pirateria informatica".

"Se il Parlamento italiano dovesse approvare la Proposta di Legge cosiddetta 'ex-Cirielli', le conseguenze sarebbero paradossali: infatti, mentre il Governo ha preso decise posizioni in favore della tutela della proprietà intellettuale e della repressione della pirateria multimediale, con provvedimenti come il decreto competitività, d'altro canto ci troveremmo di fronte alla cancellazione per decorrenza dei termini di almeno l'80% dei procedimenti penali attualmente in corso per reati di copia illegale, contraffazione eccetera". Così Francesca Giudice, Presidente di BSA Italia, manifesta la preoccupazione dell'associazione di categoria dei produttori di software commerciale in merito alla proposta di legge n. 2055/A (cosiddetta legge "ex-Cirielli"), in materia di "attenuanti generiche, di recidiva, di giudizio di comparazione delle circostanze di reato per i recidivi".

In termini pratici, la proposta di legge abbrevia i termini di prescrizione per le vertenze penali in materia di violazione della proprietà intellettuale (punite con pene fra i 3 e i 4 anni di reclusione), dagli attuali 7 e mezzo a 6 anni. Dato che la durata media di un processo penale in Italia, dal primo grado fino alla sentenza di Cassazione, può variare dai 6 ai 9 anni: secondo BSA ne deriverebbe un'impunità di fatto per coloro che sono stati coinvolti in procedimenti per distribuzione di software contraffatti.

Continua Francesca Giudice: "E' evidente che l'adozione di un simile provvedimento andrebbe non solo a vanificare l'enorme lavoro investigativo e giudiziario connesso con i procedimenti in corso, ma rappresenterebbe anche un implicito incentivo alla violazione delle norme in materia di proprietà intellettuale".

"In un momento storico che vede il nostro paese sotto pressione per via della sempre crescente minaccia al Made in Italy, le associazioni di categoria auspicano che il legislatore operi con coerenza, senza abbassare il livello di protezione che il quadro normativo prevede per le opere dell'ingegno ed evitando così enormi danni per l'ecosistema di aziende e lavoratori che ruotano intorno ai titolari dei diritti."

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