Falsi video per adescare i pedofili

L'FBI fa circolare link a falsi video pedopornografici e poi arresta chiunque vi clicchi. La Rete si interroga: è lecito agire così?



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 25-03-2008]

L'Fbi posta falsi video per attirare i pedofili

Secondo quanto riportato da Cnet, l'FBI ha adottato un controverso sistema per scoprire chi navighi in Internet a caccia di materiale pedopornografico: gli agenti postano dei link che rimandano a video illegali, aspettando che vengano seguiti.

In realtà nessuna immagine illegale è contenuta nei video, ospitati su un server governativo, ma gli indirizzi IP di chi tenta di scaricarli viene loggato. Costoro vengono poi identificati e arrestati mentre la loro casa viene perquisita.

Ora, dando per scontato che la lotta a un crimine tanto odioso fa istintivamente pensare che ogni mezzo sia lecito, questa tecnica di indagine solleva alcune questioni.

Prima fra tutte, l'effettiva identificazione dei colpevoli: anche ammesso che cliccare su un link per tentare di scaricare un video sia reato (tali collegamenti erano postati in siti inequivocabili, per cui era difficile che accadesse per sbaglio, per quanto possibile), bisogna riuscire a collegare senz'ombra di dubbio l'uso di un dato computer e l'indirizzo Ip a un determinato utente.

Se infatti per esempio ci si collega attraverso una rete wireless non protetta, non è automatico che l'utente di quella rete ne sia anche il proprietario, come già successo in situazioni meno serie.

C'è poi chi solleva la questione dell'intrappolamento: gli agenti federali piazzano delle esche in Internet tentando di attirare le proprie vittime. Riguardo a ciò, uno degli avvocati ha commentato: "L'idea che all'FBI sia permesso di piazzare un vaso di miele per attirare delle persone è piuttosto triste", ricordando che molti altri casi sono stati portati in tribunale "senza scendere a questo".

Tuttavia un giudice ha rigettato l'obiezione, sostenendo che se gli agenti avessero incoraggiato a cliccare sui video linkati affermando che erano legali, nonostante il contenuto, allora avrebbero commesso un illecito nel portare avanti le loro indagini. Invece, il contenuto era palesemente illegale, anche se non detto esplicitamente. Quindi chi cliccava sapeva che cosa stava facendo, sostiene l'ufficio investigativo federale.

Resta comunque agli accusatori la difficoltà di dimostrare che chi abbia cliccato su quei link avesse davvero l'intenzione di scaricare della pedopornografia: proprio a questo si è rifatta per esempio l'avvocato di Roderick Vosburgh, arrestato nel febbraio del 2007 da alcuni agenti, presentatisi in casa con la scusa di volergli "parlare della sua auto".

Siamo curiosi di conoscere la vostra opinione in merito, pertanto i commenti sul forum qui sotto sono particolarmente benvenuti.

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