Un funzionario della TV pubblica spiega: non facciamo pagare chi usa i PC per lavoro.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 21-02-2012]
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Hai un computer? Devi pagare il canone RAI
Sembra regnare una gran confusione sulla questione del pagamento del canone sui PC, e le scarse tutt'altro che puntuali precisazioni che provengono dalla sede della RAI non contribuiscono certo a sedare gli animi.
L'ultima in ordine di tempo è arrivata ieri sera; tuttavia non solo non aggiunge sostanzialmente nulla di nuovo a quanto già si sapeva, ma pare essere unicamente un invito a pagare subito e confidare in un'eventuale revisione futura della norma.
«Si precisa» - scrive la RAI - «che le lettere inviate da RAI non si riferiscono al canone ordinario (relativo alla detenzione dell'apparecchio da parte delle famiglie) ma si riferiscono specificamente al cosiddetto canone speciale, cioè quello relativo a chiunque detenga - fuori dall'ambito familiare (es. imprese, società, uffici) - uno o più apparecchi atti o adattabili alla ricezioni di trasmissioni radiotelevisive»: ovvero quanto già si sapeva, con cifre che possono andare da 200 a 6.000 euro all'anno.
Poi la televisione pubblica aggiunge: «Ciò in attesa di una più puntuale definizione del quadro normativo-regolatorio». In pratica la RAI sta dicendo: «per ora pagate, poi si vedrà».
Se da viale Mazzini non proviene nulla di utile, qualche informazione più interessante giunge da Roberto Tortorici, responsabile degli abbonamenti RAI in Toscana, il quale in un'intervista a una testata locale spiega quali siano le intenzioni della TV pubblica.
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«È stato scritto» - spiega Tortorici - «che stiamo spedendo inviti al versamento del cosiddetto "canone speciale" a tutti coloro che hanno una partita IVA e che possiedono anche un personal computer ma non è certamente così perché i destinatari della richiesta non sono gli idraulici, gli architetti o gli ingegneri che usano il PC per la loro attività. La richiesta di versamento del canone RAI è rivolta specificatamente a chi utilizza questo strumento collegato a un server da cui arrivano immagini televisive, fotografie, spot pubblicitari».
Tortorici fa l'esempio delle farmacie, dove spesso si trovano monitor che trasmettono «informazioni di varia natura, magari sul meteo, e spot pubblicitari: si tratta quindi di vere e proprie emissioni per le quali la legge prevede il pagamento della tassa di possesso, cioè di quello che conoscono tutti come canone RAI».
La RAI non pretenderebbe insomma il pagamento del canone da chi usa il PC per lavorare, ma da chi utilizza un computer per diffondere trasmissioni televisive (non necessariamente della RAI, a quanto pare di capire dalle parole del funzionario).
In ogni caso - ribadisce Tortorici nell'intervista - «nessuno pretende di tassare il semplice uso dei computer, perché servirebbe un esercito di controllori», il che è abbastanza interessante: non si pretende il canone dai professionisti solo perché non c'è abbastanza manodopera per controllarli tutti, non perché sarebbe una follia.
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Canone RAI, ultimo atto: i PC non devono pagare
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