Inglese, Internet, Impresa. Queste erano le novità che il Governo Berlusconi voleva introdurre nell'istruzione pubblica. Che fine ha fatto la seconda I, ovvero quella che stava per Internet? Si è persa nell'oceano delle polemiche sulla riforma Moratti o è viva per altre vie?
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 28-01-2002]
Berlusconi lo aveva scritto su tutti i muri d'Italia: Inglese, Internet, Impresa, le tre materie fondamentali per innovare l'istruzione pubblica e adeguare la formazione delle nuove generazioni alle esigenze del mercato del lavoro e della società di oggi.
Oggi di questo non si sente più parlare: l'informatizzazione della scuola si è persa nel mare delle polemiche, che da destra e sinistra, dall'alto al basso hanno bloccato il progetto complessivo di riforma del ministro Moratti, ministro-manager che ha introdotto il multimediale in Rai.
Letizia Moratti, ministro della Pubblica Istruzione, ha voluto un'innovazione telematica che si è conclusa con successo, il Forum on line sul sito del Ministero, in cui migliaia di insegnanti (ma perché non gli studenti?) hanno potuto dire direttamente la loro sul progetto di riforma della scuola. E' stato un esperimento, senza precedenti nella Pubblica Amministrazione italiana.
Come al solito l'informatizzazione si è bloccata per mancanza di fondi e di risorse economiche, con un Ministero che non riesce a pagare gran che bene i suoi insegnanti ma il cui budget, mai realmente aumentato e inferiore ad altre nazioni europee, è assorbito quasi completamente da spesa corrente e stipendi, senza spazio per investimenti strategici.
In Italia non c'è Bill Gates che per saldare i conti con l'Antitrust è disposto a donare migliaia di computer alle scuole (che poi è un'abile manovra di marketing che un giudice ha sanzionato).
Nonostante la latitanza del potere centrale, l'informatizzazione della scuola va avanti lo stesso: come mai? Non mi riferisco alle convenzioni come quella che il Presidente Formigoni ha realizzato in Lombardia con Fastweb per dotare tutte le scuole di un collegamento a banda larga, un po' come ha fatto Blair, di colore politico diverso da Formigoni, in Inghilterra con British Telecom. No, mi riferisco a una riforma della scuola, silenziosa e dal basso, che migliaia di scuole italiane hanno attuato e stanno attuando.
Migliaia di docenti, in ore non pagate, migliaia di studenti, riscoprendo il gusto della scuola hanno realizzato per la loro scuola un sito Web, quasi sempre non solo un sito vetrina ma un sito vivo e funzionale alla comunità (anzi Community scolastica).
Questo dimostra che la scuola italiana avrà tante pecche, ma è un corpo vivo, non separato dal resto della società, non completamente soffocato dalla burocrazia. Sono genitori che si tassano o organizzano tombolate per acquistare i computer come si è fatto per anni per comprare le fotocopiatrici; è tanto software "abusivamente" riprodotto e, fortunatamente, utilizzato nella scuola di stato; sono docenti che si prestano a corsi pomeridiani per la patente del computer, aperti ad adulti e lavoratori.
Non so se sia stato fatto un censimento di queste "risorse" tecnologiche e professionali nate spontaneamente; non so nemmeno se qualcuno, invece di rilanciare progetti faraonici che possono fare la fortuna di società di consulenza e grandi imprese, non abbia pensato a come valorizzare queste realtà da subito, a sostenerle anche con poco ma in modo utile. Questa attenzione ai mille fiori dell'Internet scolastica italiana sarebbe la riforma migliore.
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