Il Presidente, il Cavaliere e il Web

Il messaggio del Presidente della Repubblica sul pluralismo dell'informazione nei mass-media non può non essere condivisibile per le istanze che afferma, ma trascura completamente il problema del pluralismo e dell'imparzialità dell'informazione sul mezzo di comunicazione sociale dei nostri giorni: la Rete.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 29-07-2002]

L'argomento caldo di questi giorni è il messaggio che il Presidente della Repubblica Ciampi ha inviato al Parlamento, come previsto dalla Costituzione italiana, sul tema scottante del pluralismo e dell'imparzialità dell'informazione. I contenuti che riafferma il Presidente della Repubblica potrebbero sembrare scontati ma, purtroppo, in Italia non lo sono.

Ciampi afferma che un servizio pubblico radiotelevisivo è necessario, che l'attuale duopolio Rai-Mediaset non basta a garantire il pluralismo dell'informazione radiotelevisiva, che anche aumentare il numero delle emittenti non basta se queste non danno un pari spazio alle diverse opinioni politiche. Il Presidente prende atto che, per quanto riguarda la carta stampata, in Italia sono rispettati i limiti di concentrazione previsti dalla legge, ma che l'attuale legislazione (la legge Mammì) sulla Radio-Tv è insufficiente e datata rispetto alle trasformazioni tecnologiche.

Ciampi si richiama all'avvento della Tv digitale e all'obbligo previsto dalla legge, per tutte le emittenti televisive nazionali, di trasmettere con le tecnologie digitali. Il Presidente afferma una cosa sacrosanta, ricordando al Parlamento che l'avvento della Tv digitale, con la possibilità di avere un numero elevatissimo (forse un centinaio) di canali televisivi non è automaticamente garanzia di un maggiore pluralismo delle fonti di informazione per i cittadini, senza una legge che limiti la concentrazione delle risorse pubblicitarie e l'aggravarsi di posizioni dominanti. Da qui l'esigenza di una nuova legge, che Ciampi chiede alle forze politiche, sui mass-media considerati come quotidiani, periodici, televisioni e radio.

Qui si può osservare una grave dimenticanza da parte del Presidente che pure, di passaggio, ricorda come l'Autorità delle Comunicazioni sia nata per occuparsi della convergenza tra media e telecomunicazioni. Il problema del Web, della concetrazione dei gestori della Rete, dei fornitori di contenuti e del loro rapporto con i gestori di Tlc, che molto spesso coincidono con i grandi gruppi editoriali e radio-televisivi, non è nemmeno sfiorato nel messaggio presidenziale.

Non è nemmeno sfiorato il tema dei nuovi diritti della cittadinanza on line, intesa come diritto alla connessione, a usufruire di servizi ormai fondamentali come la posta elettronica, i motori di ricerca, le community, che non possono essere più solo oggetto dei rapporti di mercato, delle convenienze delle imprese.

Sono temi imprescindibili se si vuole una nuova legislazione sui mass-media in Italia, che dia par condicio alle diverse opinioni e tendenze politiche. Questo soprattutto se si pensa che il Governo avrebbe, secondo sempre più frequenti ed autorevoli indiscrezioni, avrebbe preparato un disegno di legge sulla materia per eliminare ogni vincolo ad un'eventuale fusione od accordo tra la Mediaset del Cavalier Berlusconi e la Telecom Italia di Tronchetti Provera, tra il secondo gigante televisivo italiano e il primo delle Tlc.

Sul fronte Rai sono sempre più frequenti le occasioni di collaborazione con Wind, secondo gestore della telefonia fissa e mobile, due aziende entrambe interamente di proprietà dello Stato, e controllate dal Governo di Silvio Berlusconi: Wind porterà sui suoi telefonini Gprs il Tg Rai con gli MMS.

Queste innovazioni tecnologiche sono quelle che più richiedono un intervento legislativo, più dello stesso avvento della Tv digitale. Infatti mentre sull'Umts le cose si muoveranno per il peso dei gestori di telefonia mobile nell'economia nazionale, difficilmente, la data del 2006 per la Tv digitale sarà rispettata.

Oggi mancano provvedimenti legislativi e fiscali per incentivare l'adozione delle tecnologie digitali da parte delle imprese radio-televisive e dell'utenza e sia la Rai che Mediaset sono concordi nell'investire troppo poco nell'oneroso piano di digitalizzazione. La mancanza di riferimenti alla convergenza multimediale, in atto e futura, tra Tv e Tlc, è una pecca grave, che si spera venga presto colmata in altri interventi, in un messaggio come quello di Ciampi, per altri versi impeccabile per forma e contenuti.

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Pier Luigi Tolardo

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