La domanda cruciale è: l'utente finale deve essere a conoscenza del codice sorgente con cui è stato scritto il programma che utilizza?
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 19-11-2002]
"La libertà consiste nell'essere in grado di prendere decisioni che influiscono principalmente su se stessi. Il potere consiste nel poter prendere decisioni che influiscono più sugli altri che su se stessi. Se confondiamo il potere con la libertà falliremo nel difendere la vera libertà." (Richard Stallman)
Per poter capire meglio la distinzione tra software libero e software proprietario dobbiamo comprendere , in modo molto elementare, cosa fa un programmatore quando compila un software.
Un programma è come un tema, scritto in un linguaggio artificiale che è simile alla lingua naturale; ma esso per essere letto dal computer (eseguito) dal computer, deve essere tradotto nella sua lingua: il sistema binario. Il tema si chiama codice sorgente, e quando è tradotto in binario si chiama codice oggetto. Il codice sorgente è comprensibile all'uomo e contiene la conoscenza, mentre il codice oggetto è incomprensibile all'uomo.
Le risposte in proposito sono varie. Microsoft, per esempio, sostiene che all'utente finale giova poco essere a conoscenza del codice sorgente, poiché la maggior parte delle persone non essendo programmatori non può comunque modificare o correggere un programma.
C'è chi invece come Richard Stallman, e la FSF (Free Software Foundation), si battono da anni perché il software sia libero.
"Gnu è il nome del sistema operativo cui lavoriamo da 19 anni; questo sistema è interamente costituito da software libero, e ciò lo caratterizza rispetto a tutti gli altri software. Poiché è un software libero, gli utenti hanno la 'libertà', appunto, di modificare il software stesso a seconda dell'uso che se ne vuole fare, hanno la libertà di studiare come funziona il software; noi diamo all'utente il codice sorgente - non c'è nulla di segreto all'interno del suo software -, e l'utente ha la libertà di fare copie e distribuirle in modo da condividerle col suo vicino. Inoltre si ha la possibilità di fare versioni migliorate e diffonderle sulla rete, al fine di un uso comune; di conseguenza, chiunque può collaborare alla costruzione della sua comunità. Il significato di software libero consiste in queste tre libertà che ho sinteticamente riassunto. L'idea stessa di questo sistema è che ogni sua parte è software libero, così un utente può usare un computer che ha esclusivamente software libero per ogni funzione. In questo modo non si è vincolati a nessun proprietario di programmi." Intervista a Richard Stallman di Rai Educational.
I vantaggi del software libero
Passiamo in rassegna velocemente i punti chiave della citazione di Stallman:
1) Libertà di studiare il codice sorgente e modificare il software;
2) Possibilità di fare copie e distribuirle;
3) Possibilità soprattutto per i programmatori di fare versioni migliorate e farsi pagare per la distribuzione.
La possibilità di avere il codice sorgente, anche se Microsoft sostiene il contrario, può essere vantaggiosa perché un qualsiasi programmatore può intervenire in caso di malfunzionamento correggendo l'errore.
Bisogna ammettere che è molto facile per un programmatore commettere un errore durante la compilazione di un programma, succede a tutti purtroppo, anche ai capoccioni della Microsoft. Infatti nei sistemi operativi Windows frequentemente ci sono degli errori, e generalmente passano dei mesi o degli anni prima che vengano corretti, questo proprio perché il software proprietario non fornisce il codice sorgente, di conseguenza solo gli ingegneri di Microsoft possono intervenire sul loro operato.
Nella comunità del free software tutto questo non succede, proprio perché le diverse condizioni di distribuzione permettono a chiunque di poter corregge o addirittura migliorare un programma. Questo significa una comunità alla ricerca di errori, che garantisce all'utente stesso più celerità nella risoluzione dei problemi.
Chi dovrebbe controllare il codice che utilizzate: voi, o una piccola élite?
Pensateci.
[Ricerca realizzata per il Corso di Teoria e tecniche delle comunicazioni di massa (prof. Pier Luigi Capucci), DAMS, Università di Bologna, A.A. 2001/2002]
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