ICT e occupazione

Presentati al Ministero del Lavoro i risultati del Rapporto 2002 su occupazione e formazione nell'ICT.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 18-12-2002]

In un periodo in cui la crisi occupazionale si fa sempre più evidente ed eclatante - sia per quanto riguarda fenomeni noti quali ad esempio quello FIAT, sia per fenomeni meno sentiti perché non ci vengono riportati dai mass media - è importante avere un quadro della situazione lucido e preciso. Per questo scopo può essere utile il lavoro di ricerca e monitoraggio svolto da una serie di associazioni e centri studi universitari (Federcomin, Anasin ed Assinform, inoltre Aiip, Assocertificatori (che hanno sede presso la Federcomin), Fedoweb, Frt, la Facoltà di Scienze Statistiche dell'Università di Milano Bicocca, Unioncamere e Net Consulting) hanno eseguito un lavoro di ricerca e monitoraggio con lo scopo di capire quali siano effettivamente gli investimenti nel mercato occupazionale Italiano anche nel settore dell' ICT.

I risultati delle ricerche effettuate sono state rese note da Alberto Tripi, Presidente di Federcomin, Franco Patini, Presidente di Anasin e Giulio Koch, Presidente di Assinform, nel corso di una Conferenza Stampa che si è svolta al Ministero del Lavoro alla presenza del Sottosegretario Pasquale Viespoli. Nel dettaglio, questa ricerca è un'approfondita analisi quantitativa e qualitativa sull'evoluzione dell'occupazione generata dall'ICT e dei processi formativi all'interno della Net Economy. "Il messaggio che emerge dal Rapporto 2002 è chiaro", ha dichiarato Alberto Tripi, Presidente Federcomin. "L'Italia non può permettersi il lusso di interrompere il processo di crescita dell'ICT, settore trainante dell'economia nazionale che genera e moltiplica l'occupazione. Il richiamo del Presidente Ciampi alla sfida competitiva non ci trova impreparati. Siamo da tempo impegnati nel riproporre il ruolo dell'innovazione come uno dei temi centrali della modernità italiana".

Vediamo i risultati più significativi.

Crescono le imprese ICT: esse sono passate da 77mila nel 2001 a 79mila nel 2002 (+2,6%). Nel 2001 la crescita era stata del 3,9%, mentre nel 2000 l'incremento era stato del 4,4%. Tassi più elevati si registrano nelle telecomunicazioni per effetto della nascita di nuovi operatori nel settore (+6,8% nel 2002; +11,0% nel 2001; +8,8% nel 2000). Una spinta propulsiva viene dalle aziende di software e servizi. In tutto quasi tre milioni di professionalità. In Italia, nel 2002, il settore delle aziende ICT ha rappresentato, con 598.000 addetti totali, circa il 2,9% degli occupati complessivi. La crescita nel 2002 è stata pari al 2,7%; nel 2001 era stata di identico valore (2,7%), mentre nel 2000 il numero degli addetti era cresciuto del 3,4%. Il tasso di sviluppo occupazionale del periodo 1991-2002 è stato del 40,1%, realizzato soprattutto nell'ultimo quinquennio (il corrispondente incremento del comparto Industria e Servizi è stato del 7,3%).

Nel 2002 la crescita si è registrata soprattutto nelle aziende di piccole dimensioni (+8%) contro l'1,7% riscontrato nelle grandi. Ma il "perimetro" della Net Economy è molto più ampio: un milione circa di addetti ICT in senso stretto, impiegato presso aziende utenti o fornitrici; un milione e 700mila circa di occupati con competenze ICT presso il settore utenti; totale complessivo: due milioni e 700mila circa nel 2002, una realtà molto importante per l'economia italiana. Chi usa l'Information Technology: la ricerca ha individuato 3.900.000 circa di Power User (chi utilizza in autonomia un numero molteplice di applicazioni IT, in modo non ripetitivo o meccanico) e 6.700.000 di Generic User (chi usa le applicazioni IT presenti in azienda per lo svolgimento di attività lavorative in un'ottica ripetitiva e legata alla specifica applicazione). Queste cifre evidenziano la strategicità dell'ICT nelle aziende italiane e la crescente pervasività delle tecnologie ICT.

Le aziende trainano il mercato della formazione: il ruolo che la formazione aziendale svolge nella Net Economy è sempre più importante nel supportare le aziende (utenti, Net Companies e fornitrici ICT) e nel contribuire a ridurre lo skill shortage. Per quanto riguarda la formazione di tipo tecnico professionale, sono le aziende IT (25,5%) e i grandi gruppi bancari e assicurativi (18,4%) a trainare il mercato della formazione. Dal lato dell'alfabetizzazione è invece la Pubblica Amministrazione, nelle sue componenti Centrale (40,4%) e Locale (17,5%), a svolgere il ruolo di traino, soprattutto alla luce delle iniziative del Governo e del Ministero dell'Innovazione a sostegno dei progetti di e-government e di realizzazione della Società dell'informazione. Settori coinvolti recentemente da un massiccio fenomeno di alfabetizzazione sono i trasporti e le utilities, che scontano una forte arretratezza di tipo tecnologico rispetto ai settori più evoluti.

Cresce poco la spesa per la formazione: utenti e Net Company dedicano alla formazione ICT una spesa media rispettivamente di circa lo 0,4% e 0,3% del fatturato aziendale. La Pubblica Amministrazione Centrale ha speso in formazione, nel 2001, una cifra pari a 152 milioni di euro. Si prevede che una sempre crescente quota della formazione offerta al mercato sarà erogata attraverso modalità di e-learning, anche per un motivo di risparmio sui costi. Il mercato della formazione ICT in Italia sarà pari a 710 milioni di euro alla fine del 2002. La crescita più contenuta del 2002 (+4,9%) rispetto a quella dell'anno precedente (+9,8%) riflette il rallentamento subito dall'intera economia ed anche dal mercato ICT. La quota di formazione erogata tramite modalità di e-learning sarà pari, alla fine di quest'anno, a 43 milioni di euro, corrispondente al 6% dell'intero mercato della formazione.

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