Il Garante ha accolto il ricorso di una donna licenziata per le affermazioni fatte via Skype.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 29-09-2015]
Il datore di lavoro non può spiare le conversazioni Skype dei dipendenti: parrebbe un'ovvietà, ma proprio un licenziamento avvenuto a seguito delle conversazioni di un dipendente spiate dal datore di lavoro ha costretto il Garante per la Privacy a ribadire tale principio.
La questione esaminata dal Garante riguarda il caso di una donna che, pur essendo andata in ferie, ha lasciato il proprio computer di lavoro acceso con il proprio profilo attivo. Il datore di lavoro, accortosene, ha prima letto la cronologia delle chat precedenti e poi ha installato un software spia, tramite il quale era «in grado di visualizzare sia le conversazioni effettuate dalla ricorrente dalla propria postazione di lavoro prima di uscire dall'azienda, sia quelle avvenute successivamente da un computer collocato presso la propria abitazione» secondo quanto afferma il Garante.
Così facendo il datore di lavoro è venuto a conoscenza dei contenuti delle conversazioni con alcuni fornitori e anche con persone esterne all'azienda; da queste ultime ha scoperto che la dipendente faceva affermazioni denigratorie verso la realtà per la quale lavorava, e ha deciso per il licenziamento della donna.
Questa ha però presentato ricorso sostenendo che le affermazioni portate a motivo del licenziamento erano state estrapolate da conversazioni acquisite illecitamente, in quanto l'azienda non avrebbe avuto il diritto di curiosare nella cronologia di Skype poiché tale atteggiamento avrebbe leso la privacy della dipendente.
Il Garante s'è detto d'accordo con questa interpretazione: l'azienda non può ficcanasare nelle conversazioni dei dipendenti, nemmeno se effettuate tramite l'attrezzatura messa a disposizione dall'azienda stessa; a maggior ragione, non può essere autorizzata a conoscere le conversazioni che avvengono con attrezzature di proprietà dei dipendenti.
|
«Pur spettando, infatti, al datore di lavoro definire le modalità di utilizzo degli strumenti aziendali, occorre comunque che queste rispettino la libertà e la dignità dei lavoratori, nonché i principi di correttezza» spiega ancora il Garante.
Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi rimanere sempre informato con Zeus News
ti consigliamo di iscriverti alla Newsletter gratuita.
Inoltre puoi consigliare l'articolo utilizzando uno dei pulsanti qui
sotto, inserire un commento
(anche anonimo)
o segnalare un refuso.
© RIPRODUZIONE RISERVATA |
|
|
||
|
Gummy Bear