La legge sullo smart working? È un bluff

Non servono nuove norme. Occorrono invece più infrastrutture e una cultura aziendale moderna.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 06-02-2016]

smart working

In questi giorni si fa un gran parlare del decreto legge con cui il Governo vuole regolamentare ed incentivare lo smart working.

È l'evoluzione del telelavoro: un modo agile di prestare la propria opera, con la possibilità di lavorare fuori dalla sede lavorativa e perfino a casa durante l'orario di lavoro, grazie alle tecnologie telematiche.

In realtà già oggi non esiste alcuna preclusione legale o assicurativa alla possibilità, per il lavoratore, di svolgere il proprio lavoro da casa, in una sede lavorativa diversa da quella formale ed abituale, in movimento su mezzi di trasporto pubblici e privati, indipendentemente dal fatto che ciò avvenga sempre, solo per alcuni giorni oppure per alcune ore.

La copertura Inail è infatti sempre valida, mentre gli aspetti relativi al controllo della presenza, della produttività e delle spese a carico del lavoratore possono essere regolati tramite accordi sindacali aziendali o perfino con contratti individuali. Ciò, in effetti, spesso già avviene.

I motivi principali per cui lo smart working fatica a prendere piede in Italia sono legati principalmente alla debolezza in termini di diffusione, affidabilità e velocità delle reti di telecomunicazione fisse e mobili.

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Solo ora la banda larga, fissa e mobile, comincia a essere diffusa, e comunque soltanto limitatamente alle zone più abitate. Nelle aree periferiche e in quelle non urbane, ossia proprio laddove sarebbe più conveniente lo smart working, è invece ancora carente.

A questi motivi tecnologici si sommano i deficit attuali di cultura organizzativa delle imprese, che ancora oggi privilegiano la presenza fisica e il controllo fisico e visivo del personale.

Si deve dunque investire in modo sostanzioso su reti e cultura organizzativa, mentre gli aspetti formali e giuridici richiedono davvero poca attenzione.

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Pier Luigi Tolardo

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Il punto sul telelavoro in Italia

Commenti all'articolo (4)

Una quindicina di anni fa, l'Università di Napoli fece uno studio sul telelavoro applicabile nell'ambito delle amministrazioni pubbliche. Peccato che la convergenza burocraticismo da una parte / astinenza di potere sindacale dall'altra, abbiano vanificato il tentativo, pregevole per tanti versi. A questo puoi aggiungere il vademecum... Leggi tutto
13-2-2016 03:04

{ice}
parole, parole, parole in Italia siamo abituati ad uscire dall'ufficio alle 19, mentre in Germania alle 17 nesuno ti risponde piu al telefono Anni di inflazione del costo della manodopera hanno fatto crollare l'interesse delle aziende a ripensare i processin interni per aumentare l'efficenza e la produttività del... Leggi tutto
9-2-2016 11:53

{addavenì}
E' un problema culturale, anche molto grosso e profondo, prima di essere un problema tecnico. Nel paese dei furbi, chi si fida del lavoratore a casa? Bisognerebbe cambiare metodologia e lavorare per obiettivi, ma i sindacati vedono forme di sfruttamento nascoste all'orizzonte. Siamo un paese vecchio e stagnante da una parte,... Leggi tutto
6-2-2016 22:19

Il problema, come al solito, è la burocrazia. Innanzi tutto la sicurezza: locali, impianti, accessibilità. Come se nelle case moderne ci si potessero permettere spazi inutilizzati. Eppoi, l'orario di lavoro che di massima deve ricalcare quello ordinario di ufficio. Per finire, ci si mettono di traverso pure i sindacati, con la menata dei... Leggi tutto
6-2-2016 14:25

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