Vengono trasmessi in chiaro, senza crittografia, attraverso numerosi intermediari.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 28-06-2025]
Usate gli SMS per ricevere i codici di sicurezza dei vostri account? Quegli SMS che vi ricordano insistentemente che quei codici non devono essere condivisi con nessuno? Beh, in realtà quei codici vengono spesso condivisi con qualcuno ancora prima di arrivare a voi, perché possono essere letti dagli intermediari che li trasmettono per conto delle grandi aziende che li usano, e quindi non sono affatto sicuri e segreti come molti pensano.
Questa è la storia di come gli SMS "di sicurezza" possono essere intercettati, permettendo di rubare account di posta o di accesso a servizi online di ogni genere anche quando sono protetti, almeno in apparenza, tramite l'autenticazione a due fattori. E al centro di questa storia c'è un bottino di un milione di SMS di autenticazione trafugati e c'è una società di telecomunicazioni svizzera. Ma questa è anche la storia di come si rimedia a questa falla sorprendente e inaspettata.
Gli SMS, intesi come messaggi di puro testo veicolati dalla rete telefonica cellulare, esistono da quasi quarant'anni, e resistono piuttosto bene alla frenetica evoluzione della tecnologia. Furono definiti nel 1986 dagli standard tecnici che diedero vita alla rete cellulare digitale GSM, e il primo SMS in assoluto fu inviato a dicembre del 1992, ma ci vollero alcuni anni prima che diventassero disponibili al pubblico i telefonini capaci di inviarli e i messaggini di testo diventassero un fenomeno di massa.
Oggi sembra quasi assurdo, ma all'epoca gli SMS si pagavano e spesso non era possibile mandarli a un numero estero o a quello di un altro operatore telefonico. Dopo un picco di utilizzo intorno al 2000, gli SMS sono stati in buona parte soppiantati e resi obsoleti dai messaggi gratuiti e molto meno limitati dei social network e dall'arrivo degli smartphone, ma ne vengono ancora inviati miliardi ogni mese nel mondo: non dagli esseri umani, ma dalle macchine.
Moltissimi servizi online, infatti, oggi usano gli SMS per inviare agli utenti i codici temporanei di accesso ai loro servizi, per verificare le identità dei loro clienti, per notificare allarmi meteo o relativi al traffico, per validare gli acquisti e, purtroppo, anche per inviare pubblicità indesiderata.
Sono uno dei cardini dell‘autenticazione a due fattori, quella raccomandata dagli esperti di sicurezza per proteggere gli account di posta o social dai furti, perché viaggiano su un canale separato rispetto alla richiesta di password tradizionale. La password viene trasmessa via Internet, mentre il codice supplementare di sicurezza mandato in un SMS viaggia attraverso la rete telefonica tradizionale, e quindi un aspirante intruso o ladro di account dovrebbe riuscire a intercettare sia il traffico Internet del bersaglio, sia il suo traffico telefonico.
Ma un'indagine pubblicata pochi giorni da un gruppo di giornalisti chiamato Lighthouse Reports in collaborazione con Bloomberg Businessweek [paywall] ha rivelato il ventre molle di questo venerabile servizio di messaggistica.
Quando un negozio online, una banca, un servizio di mail come Gmail o una piattaforma social come Instagram o Bluesky ci manda un SMS con i codici temporanei di autenticazione, in realtà non lo invia quasi mai direttamente a noi, come verrebbe spontaneo immaginare. Per contenere al massimo i costi, lo invia quasi sempre tramite società terze specializzate, degli intermediari, che a loro volta lo passano ad altri, fino a che finalmente arriva sul nostro schermo. Questo rimpallo è estremamente rapido, per cui non ce ne accorgiamo. Ma gli SMS vengono trasmessi in chiaro, ossia senza crittografia, e quindi ognuno di quegli intermediari può leggerne il contenuto senza che il mittente o il destinatario se ne possano accorgere.
E il contenuto di quegli SMS spesso include tutto quello che serve per rubare un account, perché assieme ai codici vengono inviati il numero di telefono del destinatario, per ovvie ragioni, e a volte anche il nome dell'account al quale si riferiscono. I codici segreti di autenticazione, insomma, non sono affatto segreti.
Se ne sono accorti l'anno scorso i giornalisti di Lighthouse Reports, appunto, quando hanno ricevuto da un addetto ai lavori, sotto anonimato e protezione giornalistica, un immenso archivio di SMS trafugati, che includevano circa un milione di messaggi contenenti codici di autenticazione a due fattori inviati intorno a giugno del 2023. Stando alle loro indagini, questi messaggi erano stati veicolati da una piccola società di telecomunicazioni svizzera, la Fink Telecom Services, che ha meno di dieci dipendenti. I mittenti erano Google, Meta, Amazon, banche europee, app come Tinder e Snapchat, servizi di scambi di criptovalute come Binance e persino servizi di messaggistica crittografata come Signal e WhatsApp. I destinatari, nota Bloomberg, erano situati in oltre 100 paesi in cinque continenti.
In altre parole, i nostri codici di sicurezza passano quasi sicuramente attraverso intermediari che non abbiamo mai sentito nominare.
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Un settore non regolamentato, fatto di catene di intermediari non verificati
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