L'ufficio legale di Microsoft rispolvera l'antico sistema per raschiare ancora qualche soldo dal calderone dell'informatica. Accuse anche ad altri software open source.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 15-05-2007]
Se speravamo che l'antica querelle su quale sistema operativo uno fosse libero di adottare, dobbiamo dire che ci sbagliavamo di grosso. Infatti in una recente intervista alla rivista Fortune il responsabile dell'ufficio legale di Microsoft Brad Smith ha tirato fuori dal cilindro una sua statistica sulle -per ora presunte- violazioni di brevetto da parte della comunità Open Source; circa una per ogni giornata lavorativa dell'anno.
La lista nel dettaglio contesta 42 violazioni col kernel Linux e 65 con l'interfaccia grafica; OpenOffice per conto suo ne avrebbe commesse appena 45, in confronto alle altre 83 variamente distribuite in altri programmi a sorgente aperto. Quanto a Steve Ballmer, l'impagabile successore di Zio Bill, ha chiarito una volta per tutte che secondo Redmond l'Open Source si deve allineare alle regole del mercato; smetterla cioè -tanto per citare il fondatore della casa- di "mettere in pratica un comunismo di nuovo genere".
I moderati esprimono la saggia opinione che, si reputi o no legittima la questione della "proprietà intellettuale", dovrebbe essere lasciata ai singoli la possibilità di scegliersi il software ritenuto più idoneo a soddisfare le proprie necessità; ma in pochi credono che -visti gl'interessi in gioco- la questione di per sè semplice possa risolversi col semplice buon senso, o anche facendo ricorso alla recente sentenza della Corte Suprema USA sui "brevetti ovvi".
Altri motivi di preoccupazione nascono dalle possibili interpretazioni della strategia commerciale di Microsoft, che sembrerebbe sul punto di dividere il mondo informatico tra i "buoni", cioè i suoi partner commerciali o tecnici, e i "cattivi", cioè tutti gli altri. A questo proposito Kevin Carmony di Linspire offre un'analisi dettagliata del problema e dei possibili scenari, il peggiore dei quali vedrebbero l'abbandono dell'Open Source da parte delle maggiori imprese che oggi lo utilizzano, almeno fino alla definizione delle liti giudiziarie che potrebbero durare anni e anni.
C'è infine chi fa notare che nel febbraio di quest'anno sul sito Mostrami il codice è stata indirizzata all'ineffabile Balmer una lettera aperta in cui la comunità OpenOffice s'impegnava a riscrivere le porzioni di codice incriminate se Microsoft avesse dimostrato la fondatezza delle accuse di violazione mosse in passato. Il messaggio era chiaramente un "mettere le mani avanti" ma anche un invito a tutta la comunità Open Source a ritenere diffamatorie e prive di significato le minacce provenienti da Redmond.
Qualcuno afferma che Microsoft non ha ancora risposto, ma per noi la risposta l'ha data, eccome. Ed è chiarissima. Più di un secolo fa, Ford consentiva al mondo di possedere auto di qualsiasi colore purché fossero nere, oggi Microsoft consentirebbe al mondo di usare qualsiasi programma per computer, purché sia uno dei suoi; e non è detto che il mondo gli basti.
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