La stragrande maggioranza degli internauti orientali teme il mezzo che usa e si augura un controllo completo del governo.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 14-05-2008]
La Cina censura Internet, lo sappiamo tutti: lo sanno gli americani, lo sappiamo noi, lo sanno gli stessi cinesi. Solo che loro sono contenti.
Una ricerca condotta dal Pew Internet & American Life Project ha rivelato che l'80 per cento dei cinesi ritiene che Internet debba essere controllata o almeno gestita; di questi, l'85 per centro ritiene che questo controllo debba essere esercitato dal governo.
Se a Richard Stallman o alla gente di Freenet sarà venuto un infarto a leggere queste parole, la cosa sorprende in generale tutto il mondo occidentale che si batte per mantenere Internet libera dal controllo di chiunque.
Comunque sia, il rapporto elenca un certo numero di paure che possono fornire una spiegazione. Per esempio solo il 30 per cento degli utenti cinesi di Internet ne considera "affidabile" il contenuto; la fiducia va per la maggior parte ai mezzi d'informazione tradizionali
Poi, sei persone su dieci temono che l'uso di Internet porti alla dipendenza dalla Rete stessa e dalla pornografia che si verrebbe così a scoprire; la Rete porterebbe a stringere rapporti con persone che sembrano amiche ma non lo sono, senza poi parlare dell'esposizione delle proprie informazioni personali.
L'unico modo di evitare questi contenuti pericolosi, dunque, non è usare il cervello, ma lasciare che il governo decida che cosa si debba trovare e che cosa vada invece tenuto nascosto per il bene di tutti.
Forse però più interessante ancora è la percentuale di coloro che ritengono necessaria una gestione dei contenuti politici: costoro nel 2005 erano solo l'8 per cento; ora, invece, sono saliti al 41.
Secondo il direttore del progetto di ricerca, Guo Liang, la diffusione di questa concezione così negativa di Internet è da ricercarsi nella pessima pubblicità che le fanno i media tradizionali: gente che si prepara al suicidio e lo racconta sul proprio blog, attacchi di pirati informatici, lo spettro della pedofilia. Tutto ciò e altro ha trovato ampia risonanza su giornali e televisione.
E chi controlla, direttamente o indirettamente, i media cinesi? Lo Stato, naturalmente. Così i racconti di adolescenti dipendenti da Internet e di giovani vite rovinate a causa dei brutti incontri fatti online o delle bugie elettroniche cui si è creduto spopolano e, vista la quantità, la gente ci crede.
I figli unici, poi, su cui si riversano le aspettative di genitori e nonni, devono venire protetti e devono farsi strada: il tempo perso su Internet è sottratto allo studio, senza il quale non possono crearsi una buona posizione. Ecco un altro motivo segnalato da Liang per questa situazione che inizia ad apparire un po' più chiara.
Lo Stato, unica sorgente dell'autorità, è dunque il naturale soggetto cui rivolgersi per essere protetti dai pericoli che si nascondono nella Rete. Eppure, il numero degli internauti va crescendo: si è passati dai 137 milioni di utenti del 2006 ai 210 milioni dell'inizio di quest'anno.
Ciò perché le opportunità offerte da Internet affascinano, specialmente i giovani, attirati da una cultura che considerano cool e senza la quale si sentirebbero fuori moda.
Ma sono anche gli adulti istruiti - avvocati, insegnanti, medici e via di seguito - ad apprezzare la possibilità di scambiarsi informazioni e di accedere a nozioni che prima non possedevano o non era nemmeno possibile recuperare, almeno non così facilmente.
Le contraddizioni ci sono e continueranno a esistere, conclude il rapporto: "in un panorama così variegato, la tolleranza e persino l'attesa di un'Internet gestita e controllata non dovrebbe sorprendere".
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