Tronchetti Provera, nuovo Presidente di Telecom Italia, si è presentato all'Assemblea degli Azionisti con un discorso a volte oscuro, certamente non liberista, ma molto, molto lombardo.

Un discorso oscuro. "Nel prossimo anno preciseremo il Piano Industriale, saremo chiamati a scelte difficili". Quali? Tronchetti Provera non lo ha precisato: si tratterà di ulteriori dismissioni? Difficile dirlo: si è già deciso di dismettere tutto il dismettibile, dalle partecipazioni nella telefonia fissa all'estero, al satellitare di Telespazio, agli immobili sparsi in tutto il Paese, alla televisione La7.

Tagli all'occupazione? Nei giorni scorsi Tronchetti Provera (nei confronti dei lavoratori) e Gilberto Benetton (in un'intervista a La Repubblica) hanno smentito ipotesi di ulteriore riduzione degli organici. Intanto è certo che il Gruppo Telecom ha bloccato gli investimenti pubblicitari fino alla fine dell'anno, ma anche straordinari e trasferte per i suoi dipendenti.

Tronchetti Provera ha affermato che il Gruppo Telecom Italia non chiede aiuti al Governo ma ritiene indispensabile il sostegno dello Stato al settore. Come dovrebbe concretizzarsi, allora, questo sostegno? Mi pare che il nuovo top management aziendale navighi ancora a vista, voglia vedere più chiaro nei conti del Gruppo, sia alle prese con il problema dell'indebitamento Olivetti che non ha deciso ancora come aggredire. E' il tempo delle attese, è tempo di non sbilanciarsi troppo.

Ma Tronchetti Provera è soprattutto lombardo. Graniticamente, ferreamente lombardo. Nonostante la minaccia della Regione Piemonte, della Provincia di Torino e del Comune di Torino di disdirre contratti telefonici per circa 30 miliardi complessivi, la sede legale sarà trasferita da Torino a Milano.

Tronchetti Provera è il Presidente della Pirelli: la Pirelli non è a Milano, la Pirelli è Milano. Tronchetti Provera è consigliere d'amministrazione del Teatro alla Scala, dell'Inter F.C. (e lo dico da tifoso neroazzuro). Più milanese di così... Basterebbe questo a giustificare il trasferimento a Milano. Ma forse nemmeno Umberto Bossi arriverebbe a dire che il trasferimento è dovuto perché Telecom Italia è l'azienda più capitalizzata in Borsa e deve stare a Milano, perché a Milano c'è la Borsa. In tempi in cui l'Italia dovrebbe essere più unita che mai, forse, non era il caso di fare affermazioni simili. O no?

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