Permetterà di eliminare molte cause di infezione che gli antibiotici odierni non riescono più a combattere.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 09-01-2015]
Meno di un mese fa parlavamo del pericolo costituito dai batteri resistenti agli antibiotici, che nei prossimi decenni rischiano di causare addirittura milioni di morti.
Ora un gruppo di ricercatori della Northeastern University di Boston, guidato dal dottor Kim Lewis, segnala con uno studio pubblicato su Nature la scoperta di un "super-antibiotico" che non solo sarebbe in grado di attaccare anche i batteri resistenti agli antibiotici odierni, ma renderebbe difficoltoso sviluppare una resistenza a esso.
L'antibiotico in questione è chiamato teixobactina, ma a essere particolarmente interessante è il modo in cui esso è stato scoperto.
I ricercatori hanno infatti trovato un sistema per favorire la coltivazione in laboratorio di batteri il cui habitat naturale è il terreno finora ritenuti "incoltivabili" a causa della loro difficoltà a sopravvivere se posti in una capsula di Petri.
Il dispositivo che ha permesso ciò è stato chiamato iChip, testato sul batterio Eleftheria terrae, in grado di produrre la teixobactina, e che vive nel terreno.
I batteri da coltivare, prelevati dal suolo, vengono posti ciascuno in celle "singole" all'interno di iChip, il quale viene poi rimesso nel terreno; iChip consente a diverse molecole di entrare e fornire così ai batteri un ambiente più naturale in cui svilupparsi. In questo modo il tasso di sopravvivenza dei batteri è passato dall'1% al 50%.
Una volta ottenute delle colonie di Eleftheria terrae, i ricercatori hanno cercato di capire se questi batteri fossero in grado, grazie alla teixobactina, di uccidere lo Staphylococcus Aureus, batterio responsabile di pericolose infezioni, diversi ceppi del quale sono ormai resistenti alla Meticillina.
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L'esperimento s'è rivelato un successo, e ha mostrato un'ulteriore caratteristica positiva: a differenza degli altri antibiotici, la teixobactina attacca i lipidi che costituiscono le pareti cellulari dei batteri, anziché le proteine.
Se l'alterazione delle proteine tramite mutazioni fino a sviluppare una resistenza all'antibiotico è un fenomeno che può accadere con relativa facilità, i batteri si trovano molto più in difficoltà a fronteggiare l'attacco della teixobactina, in quanto dovrebbero alterare i "mattoni" della loro cellula. Come conseguenza di tutto ciò, dovrebbe occorrere molto più tempo prima che nascano ceppi di batteri resistenti a questo antibiotico.
«Abbiamo l'impressione» - ha spiegato il dottor Lewis - «che la natura abbia prodotto un composto che si è evoluto per evitare la resistenza. Il che pone in discussione il dogma in base al quale abbiamo sempre operato e secondo il quale i batteri sviluppano sempre una resistenza. Magari in questo caso no».
La teixobactina si è dimostrata efficace anche contro il Mycobacterium tuberculosis, responsabile della tubercolosi.
Per quanto i successi ottenuti siano entusiasmanti, occorre cautela: sebbene la sperimentazione nei topi si sia rivelata positiva, come detto, il passaggio all'uomo non è così automatico. Bisogna infatti accertarsi che l'antibiotico, per quanto efficace contro i batteri pericolosi, non abbia effetti tossici per gli esseri umani prima che esso possa diventare un farmaco.
Inoltre, la teixobactina non è la soluzione universale: per esempio ha fallito nel combattere i batteri gram-negativi come la Klebsiella penumoniae. causa di polmonite batterica e sempre più resistente agli antibiotici.
Tuttavia, la nuova tecnica di coltura possibile grazie a iChip permetterà lo studio di batteri che finora non si riusciva a studiare, e ciò potrebbe portare alla scoperta di nuove sostanze antibiotiche.
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