Microsoft contro ValueLicensing: fine delle licenze di Windows e Office a prezzi stracciati?

Lo scontro sulle licenze usate minaccia il mercato secondario. La causa in corso potrebbe segnare la fine della rivendita delle licenze.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 11-09-2025]

La disputa legale tra Microsoft e ValueLicensing, un rivenditore britannico di licenze software di seconda mano, sta scuotendo il settore IT europeo, con implicazioni che potrebbero ridefinire il mercato delle licenze usate. La causa, avviata nel 2021 e ora al vaglio del Competition Appeal Tribunal (CAT) del Regno Unito, vede ValueLicensing accusare Microsoft di pratiche anticoncorrenziali per aver limitato la circolazione di licenze pre-owned di Windows e Office. Con una richiesta di risarcimento da 270 milioni di sterline, il caso tocca questioni fondamentali come il principio di esaurimento del diritto d'autore e le strategie di Microsoft per spingere gli utenti verso modelli cloud e abbonamenti come Microsoft 365.

Il mercato delle licenze software usate si basa su una sentenza storica della Corte di Giustizia dell'Unione Europea (C-128/11, 3 luglio 2012): tale sentenza ha stabilito la legalità della rivendita di licenze software nella UE, applicando il principio di esaurimento del diritto d'autore. Questo principio consente la libera circolazione di una licenza una volta venduta per la prima volta, anche tramite download, come confermato dalla Corte di giustizia federale tedesca nel 2013 e da altre sentenze (es. C-166/15, 2016). ValueLicensing, attiva dal 2009 e conforme agli standard ISO 9001, si occupa di acquistare licenze da aziende che passano al cloud e rivenderle a prezzi inferiori (fino al 70% in meno) ad assemblatori, professionisti e privati, garantendo documentazione legale per audit SAM (Software Asset Management).

Secondo ValueLicensing, Microsoft avrebbe adottato politiche commerciali restrittive nei contratti di volume licensing, rendendo "praticamente impossibile" la rivendita di licenze usate. Il CEO di ValueLicensing ha dichiarato che l'interpretazione di Microsoft del diritto d'autore, se accolta, «cancellerebbe il mercato delle licenze di seconda mano in Europa». Secondo l'accusa, la strategia di Microsoft sarebbe finalizzata a favorire i servizi cloud come Microsoft 365, riducendo l'offerta di licenze perpetue e spingendo gli utenti verso abbonamenti. Questo approccio è stato criticato anche in altri contesti, come il dibattito sul termine del supporto a Windows 10 (fissato per il 14 ottobre 2025), accusato di forzare l'adozione di Windows 11 e soluzioni cloud.

L'udienza preliminare è in corso in questi giorni presso il CAT e si concentra su questioni di diritto d'autore relative ai componenti di Windows e Office. Microsoft sostiene che le sue licenze non siano trasferibili senza autorizzazione, una posizione che ValueLicensing contesta come contraria alle normative UE. Se Microsoft prevalesse in questa fase, la causa potrebbe essere archiviata prima del processo principale, previsto per il 2026. Una vittoria di Microsoft rischierebbe di limitare drasticamente il mercato secondario, aumentando i costi per aziende e consumatori che si affidano a licenze usate per risparmiare fino all'80% rispetto ai prezzi di listino. Al contrario, una sentenza favorevole a ValueLicensing potrebbe rafforzare il principio di esaurimento e consolidare il mercato delle licenze pre-owned in Europa.

Allo stato attuale la rivendita di licenze usate è pienamente legale nell'UE, purché i rivenditori forniscano documentazione adeguata e le licenze siano disattivate dai precedenti proprietari. Tuttavia Microsoft ha storicamente messo in guardia contro l'uso di Product Key non autorizzati, chiarendo che l'attivazione di Windows non garantisce la legittimità della licenza. Strumenti come Microsoft PD Checker o Ultimate PID Checker possono verificare la validità dei Product Key, ma il rischio di acquistare codici rubati o non conformi rimane per chi si rivolge a venditori non affidabili.

Il mercato delle licenze usate è cruciale per PMI, professionisti e utenti privati che cercano alternative economiche alle licenze ufficiali, spesso costose. Per citare qualche nome tra i tanti a titolo d'esempio, Galior, con sede in Campania, ha oltre 30.000 clienti e garantisce licenze certificate con fatturazione regolare, mentre Vendosoft collabora con alcuni auditor per assicurare la legalità delle transazioni. La causa ValueLicensing potrebbe insomma avere ripercussioni anche ben oltre il Regno Unito, influenzando il mercato europeo e creando precedenti per altre giurisdizioni.

Un esito favorevole a Microsoft potrebbe spingere altri produttori a imporre restrizioni simili, riducendo l'offerta di software a prezzi accessibili. Al contrario una vittoria di ValueLicensing potrebbe consolidare il mercato delle licenze usate, incentivando la competizione e l'innovazione. La battaglia legale tra Microsoft e ValueLicensing può rappresentare un punto di svolta per il mercato delle licenze software usate in Europa. Con il processo in corso e un verdetto atteso nel 2026, l'esito avrà implicazioni non solo per i due contendenti ma per l'intero ecosistema IT, influenzando consumatori, aziende e regolatori in un mercato sempre più orientato verso il cloud.

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Commenti all'articolo (2)

Si fa riferimento a sentenze della corte di giustizia delle comunità Europee, perché quando fu emessa detta sentenza la Gran Bretagna faceva ancora parte a pieno titolo dell’Unione Europea e quella sentenza faceva diritto positivo nel common law Britannico, e quindi fa parte ancora dell'ordinamento e può e deve essere citata. Diverso il... Leggi tutto
11-9-2025 17:01

Francamente in tutta la narrazione qualcosa stona: il querelante è britannico, perché continuare a richiamarsi alle sentenze della Corte di Giustizia UE? Che vinca o perda, l'effetto sarebbe circoscritto al Regno Unito. Quando sarà un soggetto UE a far causa ad una Microsoft inadempiente, il discorso sarà diverso. Fino ad allora, la... Leggi tutto
11-9-2025 14:12

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