[ZEUS News - www.zeusnews.it - 14-11-2025]

Il 12 novembre è arrivato e trascorso, ma il blocco dei siti porno (a meno che l'utente non dimostri di essere maggiorenne) non si è verificato o, almeno, non nella misura in cui era stato previsto. C'è una motivazione per quanto successo: l'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha pubblicato un comunicato con il quale spiega che agli operatori di siti pornografici con sede all'estero è concesso un termine di 90 giorni per adeguarsi alle norme italiane sulla verifica dell'età degli utenti, e un termine di 180 giorni per gli operatori con sede in Italia. Decorso il termine i provider italiani dovranno oscurare tramite DNS i siti che non avranno implementato sistemi di age verification riconosciuti.
In assenza di accordi con i grandi operatori internazionali - Pornhub, XVideos, xHamster, YouPorn e OnlyFans inclusi - AGCOM ha optato per un approccio graduale: prima un ultimatum formale, poi il blocco DNS per chi non si adegua. Il meccanismo di blocco sarà gestito dai provider italiani (TIM, Vodafone, Fastweb, WindTre, Iliad, ecc.) che riceveranno dall'Autorità un elenco aggiornato dei siti non conformi. L'oscuramento avverrà tramite reindirizzamento DNS, lo stesso sistema già utilizzato per i siti di gioco d'azzardo non autorizzati e per le violazioni di copyright.
A differenza della Francia, dove dal 2024 è attiva una verifica centralizzata tramite FranceConnect, l'Italia non ha creato un portale unico di verifica ma lascia agli operatori la scelta del metodo, purché rispetti i requisiti di sicurezza e anonimato previsti dal GDPR. Ciò significa che i siti potranno continuare a usare soluzioni terze (Yoti, VerifymyAge, AVSecure) purché certificate da organismi accreditati.
Alcune piattaforme hanno fato sapere che sono già al lavoro per rispettare i requisiti: Pornhub (Verifypornpass) e OnlyFans hanno dichiarato di essere in fase di adeguamento per l'Italia; XVideos e xHamster, invece, non hanno ancora commentato ufficialmente. Dal punto di vista tecnico, l'accesso con CIE o SPID non richiede la trasmissione del nome reale al sito: il sistema restituisce solo un token che attesta la maggiore età, mantenendo l'anonimato. L'utente dovrà comunque accettare la conservazione temporanea del dato di verifica (massimo 30 giorni) da parte del gestore del sito, come previsto dal GDPR per la protezione dei minori.
Le associazioni dei consumatori hanno peraltro accolto positivamente la delibera ma chiedono controlli più stringenti sull'effettiva anonimizzazione dei dati. L'efficacia reale dell'intero sistema dipenderà naturalmente dalla volontà di collaborazione dei grandi player. Esperienze internazionali mostrano che il blocco dei DNS sia facilmente aggirabile con VPN o DNS alternativi, ma riduce l'accesso casuale da parte di minori, che rappresentano secondo l'Istat circa il 14% degli utenti di siti pornografici in Italia. AGCOM ha già anticipato che, in caso di inadempienza diffusa, valuterà misure più incisive come il blocco IP o accordi con i registrar di dominio.
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