Dopo la richiesta di monitoraggio delle email dei dipendenti, diventa impossibile per il Collegio del Garante per la Privacy non rassegnare le dimissioni.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 25-11-2025]

All'inizio sembrava il solito polverone mediatico-politico all'italiana: un giornalista noto e coraggioso come Sigfrido Ranucci, vittima di un attentato fallito che poteva essere gravissimo, viene sanzionato dal Garante della Privacy per una cifra eccessiva per aver tramesso una telefonata fra il ministro Sangiuliano e sua moglie, che poi costò le dimissioni al ministro stesso.
Ranucci non si limita a fare un ricorso al TAR ma documenta l'ingresso di Agostino Ghiglia nella sede di FdI, il partito di cui è stato a lungo esponente e che lo ha indicato al Parlamento; ipotizza che Ghiglia sia andato a prendere ordini, anche se il provvedimento che ha sanzionato Ranucci era stato assunto a maggioranza da tutto il Collegio, compreso il presidente Stanzione che precedentemente era stato un esponente del PD.
Da qui la richiesta delle opposizioni parlamentari, PD, AVS e 5 Stelle, di dimissione per l'intero Collegio di Garanzia e la difesa dello stesso da parte di Meloni e del centrodestra.
Nel momento in cui il caso sembrava chiuso o quasi, ne scoppia uno molto più grave: il Segretario generale del Garante della Privacy, che è il massimo supporto tecnico di questa Autorità e ne dirige il personale che istruisce le pratiche, ordina l'acquisizione di tutte le email del personale dell'Authority, al fine di verificare dove sia avvenuta una presunta fuga di notizie sul caso Ranucci.
Solo il rifiuto del dirigente dei servizi informatici di eseguire un atto illegale e illegittimo, contro le stesse decisioni e sentenze del Garante, impedisce l'abuso. A questo punto il Segretario generale si dimette e viene sostituito; ma i sindacati del personale chiedono le dimissioni dell'intero Collegio di Garanzia.
L'ormai ex Segretario Generale afferma di aver agito solo su ordine del Collegio di Garanzia, che però si dichiara invece all'oscuro della vicenda e del comportamento del funzionario. Di fronte a un caso del genere, in cui comunque il Collegio del Garante della Privacy non querela il suo ex massimo collaboratore, sempre che veramente abbia detto il falso, non restano che le dimissioni; appurato che nessuno, nemmeno il Parlamento che li ha eletti, può rimuovere il Collegio.
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