Uno degli sviluppatori dietro a Claude prevede che la scrittura del codice stia per diventare una reliquia: saranno altre le capacità che serviranno.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 03-12-2025]

«L'ingegneria del software è finita»: è questo ciò che pensa Adam Wolff, sviluppatore software presso Anthropic, dopo aver visto le capacità dell'ultima versione di Claude, la IA della startup californiana. In un intervento legato al lancio di Claude Opus 4.5 e del tool Claude Code, Wolff ha argomentato che la componente meccanica e ripetitiva della programmazione - ovvero la scrittura manuale di codice - è prossima a diventare obsoleta, paragonandola al ruolo marginale che oggi ha il controllo manuale dell'output di un compilatore.
Questa prospettiva non è inedita ma riflette un dibattito in corso da mesi tra esperti del settore, accelerato dai progressi nei grandi modelli linguistici (LLM), che stanno ridefinendo i processi di sviluppo da attività creative e imprevedibili a trasformazioni sistematiche e affidabili. Wolff basa la sua analisi sull'affidabilità maturata dai compilatori moderni, come quelli per linguaggi C, C++, Rust o Java, che non richiedono certamente ispezioni manuali in quanto da loro generato grazie a decenni di ottimizzazioni, test su milioni di casi reali e meccanismi di auto-correzione. Allo stesso modo, lo sviluppatore prevede che entro la prima metà del 2026 i sistemi IA genereranno codice - inclusi interi moduli, servizi, API e architetture - seguendo schemi consolidati e le best practice, senza necessità di revisione umana costante.
«Presto, non ci preoccuperemo più di controllare il codice generato per le stesse ragioni per cui non controlliamo l'output di un compilatore», ha dichiarato Wolff, sottolineando come Claude Opus 4.5 rappresenti già un «assaggio del futuro». Questo modello rilasciato a fine novembre non si limita a produrre porzioni di codice, ma è capace di integrare test, verifiche di integrazione, controlli logici e valutazioni di sicurezza, gestendo autonomamente il ciclo di sviluppo e auto-correggendosi in base ai feedback interni.
Il compito degli sviluppatori - predice Wolff - passerà da scrivere righe di codice a definire problemi, valutare soluzioni e garantire la complessità sistemica. Sarà delegata alla IA la parte che egli definisce «facile»: la trasposizione della logica in sintassi. Rimarranno cruciali i requisiti, gli obiettivi, il feedback continuo e la verifica del funzionamento reale. Esempi concreti citati includono l'editor Antigravity di Google, proprio basato su Claude oltre che su Gemini, che «genera codice più pulito e coerente di un programmatore medio». Wolff riconosce comunque l'esistenza di ostacoli temporanei, come i sistemi legacy con dipendenze obsolete, patch "antiche" o documentazione carente, che richiedono ancora intervento umano per strategie di migrazione o sostituzione.
Le implicazioni occupazionali non saranno indolori, secondo Wolff. Pochi programmatori saranno in grado di passare da «scribacchini di codice» a ingegneri strategici, data la carenza di competenze in architettura, esperienza utente e coordinamento dei team. «Adoro programmare e fa un po' paura pensare che potrebbe non essere più una parte così importante del mio lavoro. Ma scrivere codice è sempre stata la parte facile. La parte difficile sono i requisiti, gli obiettivi, il feedback: capire che cosa costruire e verificare se stia funzionando», ha confessato.
Per i professionisti, il consiglio implicito è investire in capacità ibride: la comprensione delle esigenze dell'utente, l'etica legata alla IA e la gestione dei sistemi. Mentre i modelli come Claude evolvono, il software diventerà più uniforme e scalabile, ma la creatività umana - nel definire «che cosa» costruire - resterà insostituibile. Wolff conclude ottimisticamente: «C'è ancora moltissimo da fare, e ci sono tante cose a cui i modelli non sono ancora nemmeno vicini: architettura, progettazione dei sistemi, comprensione degli utenti, coordinamento tra i team. Tutto ciò continuerà a essere divertente e molto interessante ancora per molto tempo».
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