0-day: ne valeva la pena?

Le confessioni di un cammer.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 02-02-2016]

dansk

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Le confessioni di un cammer

Oggi, Dansk è in regime di semilibertà e può uscire di casa solo tra le 7 del mattino e le 7 di sera. Passa il tempo programmando e giocando a poker, nel tentativo di mettere da parte un po' di denaro dopo aver provato senza successo a trovare lavoro. Spera inoltre di riuscire a raccontare la propria esperienza in un documentario, per realizzare il quale ha avviato una raccolta fondi su Go Fund Me.

TheCod3r, che non ha abbandonato il suo nick online, adesso ammette di aver sbagliato ma ritiene anche che la FACT sia stata troppo aggressiva nei suoi confronti. Inoltre è convinto che il sistema legale non sia adeguato a gestire casi come i suoi, perché reati in cui nessuno si fa male vengono trattati alla stregua di crimini violenti «solo perché l'industria cinematografica controlla il governo. Tutte le loro priorità sono sbagliate e favoriscono le aziende anziché i consumatori».

Dansk ne ha anche per il proprio avvocato: «Non mi ha mai difeso davvero. È rimasto seduto lì e ha lasciato che mi randellassero fino al punto di non ritorno» afferma.

Insomma, i momenti di gloria effimera provata quando il suo sito era pieno di visitatori non valgono proprio il tempo passato in prigione e le conseguenze di esso.

E ai i suoi ex colleghi, i cammer che sono tuttora in attività, Dansk manda a dire che «dovrebbero pensarci due volte. Andare in prigione mette a dura prova non sé stessi, ma nei confronti della propria famiglia. Si perde il rispetto dei propri cari, degli amici e dei colleghi di lavoro. La prigione non ha mai un lieto fine, aleggia sempre su di te dovunque tu vada. In sostanza, la prigione non vale gli applausi che si ottengono per essere i primi a rilasciare un film: statene lontano e siate felici con la vostra famiglia!» conclude TheCod3r.

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