Non si possono processare i giornalisti in nome del Papa Re

La Gendarmeria e la magistratura vaticana indagano Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi per concorso in rivelazione di notizie riservate.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 12-11-2015]

Vatican city

Monsignor Balda è tuttora detenuto nella cella della Gendarmeria Vaticana: essendo cittadino spagnolo, ha ricevuto la visita di un diplomatico spagnolo che ha verificato le sue buone condizioni di detenzione. Francesca Choauqui ora è in libertà provvisoria anche perché in stato interessante.

La magistratura vaticana ha messo sotto indagine due giornalisti italiani: Emiliano Fittipaldi, autore di Avarizia (edito da Feltrinelli) e giornalista del gruppo L'Espresso, di sinistra, e Gianluigi Nuzzi, giornalista Mediaset e di Libero, vicino al centrodestra. L'accusa è di "concorso in rivelazione di notizie riservate", il nuovo reato introdotto nelle leggi vaticane da Benedetto XVI.

Per ora i due giornalisti si dicono sereni e non hanno avuto notizia di "rogatorie internazionali" (che potrebbero anche arrivare, ma è improbabile una richiesta di estradizione) affinché un magistrato italiano, per conto dei magistrati vaticani, li possa interrogare.

Lo scopo sarebbe di accertare se e come il loro ruolo nella vicenda sia stato più un passivo ricevere notizie classificate riservate, se fossero a conoscenza del fatto che erano riservate, se invece abbiano pagato o, addirittura, istigato i due componenti dell'Opus Dei, che ha condannato la vicenda e se ne è dichiarata completamente estranea.

Se venissero convocati dalla Gendarmeria Vaticana, non avrebbero nessun obbligo di recarsi oltre il Portone di Bronzo. Convocati da un magistrato italiano, non potrebbero esimersi: potrebbero essere accompagni dai Carabinieri presso una Procura italiana e a questo punto potrebbero solo nominare un legale e rifiutarsi, se vogliono, di rispondere alle domande del magistrato italiano.

E' improbabile che i due giornalisti abbiano avuto un ruolo da protagonisti, mentre è molto più facile che siano stati contattati dai due personaggi di cui sopra, che potrebbero aver agito per tanti motivi, anche sommati: per esempio l'invidia e la gelosia perché non avevano fatto la carriera desiderata, o la volontà di seminare zizzania nella Chiesa per indebolire e screditare Papa Francesco.

Certo, il successo editoriale dei due giornalisti eguaglierà non il filone d'oro per l'industria libraria dei testi su Papa Francesco (e quelli di Papa Francesco stesso), che fa la gioia di tanti grandi e piccoli editori; semmai lo allarga e comprende anche fasce più laiche ed anticlericali, a ciascuno il suo libro, suscitando poi altri libri simili o scritti per confutare queste tesi.

Difficilmente i due testi manderanno in crisi la Chiesa, un'istituzione che esiste, con luci e ombre, da duemila anni: tante polemiche contro i due giornalisti sono gratuite, come è gratuito anche il loro vantarsi di aver fatto un'operazione di pulizia. Se Francesco riuscirà nella sua opera di autoriforma della Chiesa non dipenderà certo dal successo o dall'insuccesso dei libri ma da tanti e più complessi problemi e modi di affrontarli.

Quello che non è accettabile è che si voglia limitare la libertà di stampa, di espressione e anche di critica della Chiesa e nella Chiesa perseguendo gli autori di due libri, che potranno anche essere fatti male, magari strumentalizzati da chissà chi e per quali motivi, ma che hanno tutto il diritto di pubblicare notizie che, se riservate (molte erano già di dominio pubblico) non sono false e finora non sono state smentite come false.

I libri vanno combattuti sul piano della discussione e del dbattito pubblico e non con i gendarmi. Non è accettabile un remake di In nome del Papa Re, il film bello e memorabile di Luigi Comencini, con un monsignore, ex cattolico liberale da giovane, i cui panni erano vestiti dall'indimenticabile Nino Manfredi, che per non fare da strumento della giustizia papalina di cui è giudice si consegna all'Inquisizione gestita da gesuiti misteriosi ed ineffabili.

Non è accettabile se, secondo lo stesso Papa Francesco, come ha dichiarato proprio in questi giorni al convegno della Chiesa italiana a Firenze, la Chiesa rinuncia al potere e alla ricchezza, rinuncia a imporre la propria verità con la forza, chiede solo di poter parlare e dialogare umilmente con tutti, secondo la propria verità, certo, ma rispettando la libertà di ogni uomo.

Oltretutto, in Vaticano non esiste una legge sulla libertà di stampa: è uno Stato di 800 abitanti con un quotidiano autorevolissimo ma poco letto come l'Osservatore Romano e una radio, la Radio Vaticana, invece molto seguita in tutto il mondo.

Nei regimi totalitari molta gente è andata in carcere o in un lager o ha perso il posto di lavoro per aver ascoltato Radio Vaticana, e ora sarebbe assurda davvero la persecuzione dei giornalisti che possono avere anche scritto due brutti libri - il giudizio è soggettivo come anche la scelta di acquistarli o meno - ma non meritano indagini e minacce fuori dal tempo.

Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi rimanere sempre informato con Zeus News ti consigliamo di iscriverti alla Newsletter gratuita. Inoltre puoi consigliare l'articolo utilizzando uno dei pulsanti qui sotto, inserire un commento (anche anonimo) o segnalare un refuso.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Pier Luigi Tolardo