[ZEUS News - www.zeusnews.it - 01-06-2017]
La migrazione in cloud è un argomento di grande attualità da almeno un paio d'anni e sono ormai numerosissime le aziende di vario tipo e dimensione che propongono questo tipo di servizio.
Esiste un vasto assortimento di proposte finalizzate alla migrazione di dati e applicazioni in cloud, variabili in funzione del tipo di servizio specifico e della grandezza degli operatori: dai grandi cloud provider pubblici o ibridi ai service provider più piccoli e specializzati che offrono servizi gestiti mirati. Tutti hanno però in comune un'infrastruttura multi-tenant con accesso basato sulla connettività Internet.
Gli attacchi DDoS (Distributed Denial of Service) rappresentano, purtroppo, un problema dilagante per le società che offrono servizi cloud e hosting a causa della loro rapida espansione in termini di scala e frequenza.
Un singolo attacco può colpire una sola applicazione all'interno di un ambiente, ma così facendo, se ha sufficiente potenza, l'attacco può saturare la connettività Internet e ripercuotersi su tutti i servizi che condividono lo stesso accesso Internet. Il fenomeno è stato descritto all'interno del Worldwide Infrastructure Security Report (WISR) di Arbor Networks, che evidenzia quanto segue:
1) il 61% degli operatori di data center o cloud ha subito attacchi che hanno saturato completamente la loro banda nel 2016;
il 21% degli operatori di data center o cloud ha subito oltre 50 attacchi DDoS al mese.
Si fa quindi più pressante per i provider di servizi cloud e per i loro clienti la necessità di implementare adeguate misure di protezione della disponibilità.
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Come si difende la disponibilità?
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