Le colpe dei giornalisti del copiaincolla



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 29-06-2017]

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Come contrastare le ''fake news''

In queste mie riflessioni sulle responsabilità legate alle fake news hanno un ruolo fondamentale anche i giornalisti, perché il successo delle notizie false è dovuto in parte anche ai media tradizionali. È troppo facile dare tutta la colpa a Internet e agli internauti ingenui.

In realtà tanti giornalisti - non tutti, ma tanti - pescano a piene mani dalla Rete, senza verificare le fonti, e pubblicano bufale socialmente disastrose, come nei recenti casi di Stamina o di Report sulle vaccinazioni, rendendole autorevoli.

Di recente ho avuto l'onore di moderare uno dei tavoli di lavoro organizzati a Montecitorio su iniziativa della Presidente della Camera, specificamente quello dedicato ai rappresentanti dei media: direttori e vicedirettori di testate e agenzie ed editori sono stati praticamente unanimi nell'affermare che le notizie false sono un problema grave e allo stesso tempo che il crollo del mercato pubblicitario (o meglio, il trasferimento ingentissimo di risorse economiche dai media tradizionali alle piattaforme social e ai motori di ricerca) riduce la possibilità di investire in qualità.

Questo innesca un circolo vizioso che ha fatto precipitare la credibilità dei media tradizionali e quindi spinge gli utenti a chiedersi perché pagare un giornale se contiene le stesse notizie che trovano online e soprattutto non offre qualità superiore.

Non voglio fare di tutt'erba un fascio, e sottolineo che ci sono eccellenze nel giornalismo italiano che meritano di essere riconosciute, ma nel mio lavoro di "cacciatore di bufale" vedo troppo, troppo spesso colleghi giornalisti incappare in notizie false che avrebbero potuto evitare con pochi clic del mouse.

Esistono metodi di verifica rapidi e per nulla costosi che permettono di risalire alla vera fonte di una notizia, di escludere i siti notoriamente inattendibili, di verificare la datazione e l'autenticità di una fotografia (come per esempio Tineye.com), ma non vengono usati a sufficienza. Pochissime redazioni hanno una procedura standard per la gestione degli errori e delle correzioni: anzi, di solito la "correzione" consiste nel rimuovere l'articolo senza una parola di spiegazione.

Il public editor, come intermediario per la qualità, è una figura rarissima. E vedo che prospera la cultura del copiaincolla acritico, senza chiedersi se la notizia è plausibile, senza cercare fonti o riscontri. Certo, le verifiche richiedono tempo e il tempo comporta un costo, ma anche la perdita di credibilità e autorevolezza ha un costo a lungo termine.

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La bufala porta tanti clic... quindi non va rimossa

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Paolo Attivissimo

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