Come usare Facebook senza commettere reati o incorrere in rischi legali

Diritto di Facebook, viaggio nella giurisprudenza italiana.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 05-02-2018]

diritto di facebook

Per moltissimi di noi, Facebook è un mondo digitale tanto importante quanto quello reale, se non di più. Spesso, addirittura, tra i due non c'è più differenza. È urgente quindi sapere come muoversi all'interno di questo mondo e come scrivere per non incorrere in certe sanzioni penali, per non commettere reati senza volerlo e non avere delle conseguenze sgradite sul lavoro. O, almeno, assumere ugualmente certi comportamenti ma sapendo che ci sono dei rischi. L'articolo continua qui sotto.

A questo può servire Diritto di Facebook - Viaggio nella giurisprudenza italiana per scoprire come i nostri giudici affrontano le problematiche legate al popolarissimo network, edito per i tipi di Key Editore (12 euro la versione cartacea, 6,99 l'eBook): si tratta di un prontuario per avvocati che però è chiaro e semplice, adatto anche per il grande pubblico che può così soddisfare le proprie curiosità.

Gli autori sono gli avvocati Monica Bombelli, Massimo Giordano e Riccardo Lanzo: trattano tutti gli argomenti più importanti, dal reato di diffamazione tramite Facebook alla violazione del diritto d'autore per arrivare fino ai casi legati alla pedopornografia - come per esempio l'adescamento di una adolescente tramite un falso profilo e la chat del social network al fine di produrre materiale porno - e al cyberbullismo, una materia da poco regolata per legge.

Dal libro apprendiamo informazioni interessanti, come il fatto che ci sono stati giudici che hanno considerato una relazione del tutto virtuale condotta su Facebook, senza incontri di persona, come una violazione dei doveri di fedeltà e dedizione connessi al matrimonio, in una causa di divorzio.

Scopriamo poi che è stato considerato lecito il comportamento di un datore di lavoro il quale ha creato un profilo fake per scoprire che un suo dipendente stava su Facebook invece di lavorare, e che è stata considerata giusta causa per un licenziamento l'essersi fatto fotografare con un proprio congiunto con in mano una pistola, oppure aver pubblicato fotografie con commenti ingiuriosi rivolti alla propria azienda, anche se si era appena vinta una causa contro la stessa azienda.

Una pubblicazione utile che si spera sia sempre aggiornata per una giurisprudenza in continua evoluzione.

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Pier Luigi Tolardo