Scienziati russi arrestati perché generavano Bitcoin da un sito di armi nucleari

Ora sono nelle mani dell'ex KGB.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 14-02-2018]

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Anche se la sbornia iniziale sembra che stia finalmente passando - soprattutto a causa del calo nel valore delle criptovalute - la moda del momento è il mining, ossia la generazione di Bitcoin e soci.

Per farlo è necessario avere a disposizione dell'hardware discretamente potente e lasciarlo lavorare per un certo tempo: come i miner improvvisati sanno bene, è importante fare accuratamente i propri conti per capire se la spesa per l'energia elettrica non superi i guadagni ottenuti dall'operazione.

Qual è il posto migliore per avere a disposizione un'infinità di corrente elettrica a spese altrui (del governo, in questo caso), e allo stesso tempo computer potentissimi da adoperare per il mining? Un sito nucleare, naturalmente.

Secondo quanto riporta l'agenzia Interfax, alcuni scienziati russi che lavoravano al Centro Nucleare della Federazione Russa sono stati arrestati proprio per questo motivo: hanno usato i computer di lavoro - coi quali non dovrebbero trastullarsi, ma sviluppare armi nucleari - per generare Bitcoin.

Il Centro in questione si trova a Sarov, una città cui l'accesso è garantito soltanto dietro il rispetto di rigidissime norme di sicurezza, per motivi che a questo punto si possono immaginare.

Pare che la tentazione per i ricercatori sia stata irresistibile: nel 2011 il Centro di Sarov ha adottato un supercomputer da 1 Petaflop, caratteristica che, all'epoca, faceva di esso il dodicesimo computer al mondo per potenza di calcolo. Più che sufficiente per minare Bitcoin.

Gli scienziati coinvolti sono stati presi con le mani nel sacco prorio mentre operavano per connettere il supercomputer - col quale, lo ricordiamo, tuttora vengono sviluppate le armi nucleari russe e che dovrebbe essere inaccessibile dal mondo esterno - a Internet.

Proprio il tentativo di accedere alla Rete da parte di un elaboratore che dovrebbe essere offline ha fatto scattare le misure di sicurezza, e così gli improvvidi dipendenti del Centro sono stati individuati e consegnati al FSB (il servizio segreto successore del KGB sovietico).

Il servizio segreto non ha commentato la notizia, mentre l'ha fatto Tatyana Zalesskaya, responsabile delle relazioni con la stampa del Centro Nucleare.

«C'è stato» - ha ammesso - «un tentativo non autorizzato di utilizzare le strutture informatiche a scopi privati, incluso il cosiddetto mining. Le attività sono stata fermate per tempo. Quei miner sconsiderati sono stati arrestati dalle autorità competenti e, a quanto ne sappiamo, contro di loro è stato avviato un procedimento penale».

Il numero di persone coinvolte non è stato rivelato. A detta della Zalesskaya, attività di questo tipo si stanno registrando un po' in tutte le aziende che dispongono di vaste capacità di elaborazione.

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