La maximulta non è sufficiente a fermare Microsoft

Poteva essere una sanzione efficace anni fa, ma adesso ha un impatto molto meno dirompente. Intanto Microsoft accusa Google, Apple, Ibm e Adobe: chi sarà il prossimo a cadere sotto la scure dell'antitrust?



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 18-09-2007]

Ogni tot mesi si diffonde la voce che Microsoft...

"E' cambiato molto da quando è iniziata questa vicenda, nel 1998. Il mondo è cambiato, l'industria è cambiata e la nostra azienda è cambiata. Quando è iniziata questa vicenda, pubblicavamo Windows in 24 lingue europee; oggi quel numero è 41, e continua a crescere. Quando è iniziata questa vicenda, avevamo 3.900 impiegati in Europa; oggi ne abbiamo 13.000 e questo numero continuerà ad aumentare".

"Quando è iniziata questa vicenda, spendevamo in Europa 3 milioni di dollari ogni anno per la ricerca e lo sviluppo; oggi ne spendiamo circa mezzo miliardo, e questa cifra continua a salire. Oggi lavoriamo con oltre 200.000 partner, che impiegano 3 milioni di persone sul continente europeo, e anche questo numero continuerà ad aumentare."

A parlare è Brad Smith, vicepresidente di Microsoft, nonché consigliere generale per gli affari legali, poche ore dopo la pubblicazione della sentenza della corte europea, con la quale viene confermata la sanzione di quasi 500 milioni di euro.

Una cifra rilevante, è vero; ma tanti milioni per un'azienda del calibro di Microsoft possono essere (quasi) considerati bruscolini. Basta guardare le cifre citate da Smith per rendersene conto.

I tempi della giustizia si sono allungati troppo? In quasi dieci anni può essere sufficiente una sanzione di questo genere, sia pure elevatissima, per rimediare a tutte le scorrettezze? Mezzo miliardo di euro è davvero equivalente al maggiore guadagno realizzato da Microsoft attraverso la concorrenza sleale? Qualcuno suggerisce che la sanzione avrebbe dovuto essere di gran lunga maggiore.

Intanto a Redmond guardano avanti, e tirano in ballo Google, Ibm, Adobe e Apple: anche questi colossi hanno agito in posizione dominante, accusa Brad Smith. "Apple detiene circa il 70 per cento di market share nella musica digitale: iTunes è la fonte più utilizzata per la musica su Internet e l'iPod è di gran lunga il dispositivo più utilizzato. Adobe Flash è in assoluto la tecnologia Internet più utilizzata per lo streaming ed è stato proprio Flash, in realtà, a essere oggetto del reclamo del 1988 che è poi sfociato nella vicenda del Media Player".

Prosegue Smith: "Google ha tra il 70 e l'80 per cento del mercato delle ricerche online (in alcuni Paesi europei addirittura il 90 per cento); Ibm ha dal 99 al 100 per cento del mercato dei mainframe in Europa e nel resto del mondo".

Possiamo veramente dargli torto? Prendiamo il caso di Google. L'azienda fin dai primi anni di vita ha goduto di una elevata popolarità, grazie alle soluzioni realizzate rispettando in modo ottimale i bisogni degli utenti.

Man mano abbiamo iniziato ad affidare a Google tutto: prima le nostre ricerche, poi i newsgroup, poi le notizie, i video, le foto, i blog, i libri scannerizzati, la rete di amicizie, le mappe, il calendario e tutto il resto.

Ma il colpaccio Google l'ha fatto con Gmail, riuscendo in pochi anni a conquistare una larghissima base d'utenza; senza colpo ferire, a Mountain View hanno in mano tutta la nostra posta elettronica. E noi utenti continuiamo a essere soddisfatti di utilizzare un efficientissimo webmail.

Anche Google Documents non scherza. Di oggi è la notizia del supporto dei file Powerpoint, ma da parecchi mesi sempre più di noi affidano a Google anche i documenti di testo, i fogli elettronici e i Pdf, ben contenti di poterci lavorare in contemporanea con i colleghi in maniera efficace.

Sono apprezzate le riflessioni dei lettori nel forum dell'Olimpo informatico.

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Dario Meoli (ZEUS)