Sempre più stati Stati scelgono i formati aperti. Per salvaguardare l'accesso ai dati, soppiantano i sistemi proprietari.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 02-04-2010]
Da parecchi anni c'è una sempre più aspra lotta tra il vecchio business model dei sistemi chiusi e proprietari - retaggio dell'industria meccanica del '900 -ed il nuovo modello, ancora in via di definizione, naturale evoluzione del mondo della Rete.
Il mondo del software è oramai irreversibilmente teso all'open source, non essendo più economicamente e tecnicamente sostenibile un altro modello di sviluppo; tuttavia l'avere sistemi a sorgente aperto, liberamente usabili e modificabili, è necessario all'industria del software ma non è sufficiente all'ecosistema informatico nel suo complesso.
Il sempre più vasto e variegato parco di dispositivi embedded richiede infatti sempre più funzioni informaticamente complesse.
A un livello più "industriale" possiamo citare le reti di sensori destinate alla sicurezza (dalle telecamere alla gestione degli accessi tramite badge) e alla prevenzione incendi, o la gestione degli impianti di condizionamento/riscaldamento.
Tutto ciò è oramai dominio di soluzioni GNU/Linux personalizzate o, nel campo industriale, di soluzioni Unix, non essendo economicamente praticabile lo sviluppo di dispositivi e reti proprietari per questioni sia di complessità che di interoperabilità.
I dati collezionati da questi sistemi sono spesso gestiti tramite applicazioni proprietarie, così impedendo o comunque rendendo molto difficile il loro uso e riuso nel tempo; e purtroppo questi dati hanno sovente un valore economico molto superiore al sistema che li gestisce.
Per risolvere questo problema si stanno sempre più diffondendo sia iniziative di singoli vendor che imposizioni normative di vari stati.
Dopo il famoso caso dell'Ungheria ora anche Norvegia e Danimarca, limitatamente ai formati di documenti elettronici, hanno bocciato i formati di Microsoft Office in favore del formato OpenDocument adottato da OpenOffice.
In molti sperano che l'insorgenza del cloud computing e le politiche di molti vendor che sfruttano l'open source non contribuiscano ad accrescere il problema bensì cerchino di risolverlo.
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