L'ex monopolista dovrebbe collaborare con i concorrenti per la rete moderna in fibra ottica. Fastweb, Vodafone e Wind presentano il progetto a Bruxelles.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 15-06-2010]
Arriva dal Regno Unito l'ultima, decisa critica verso la decisione, presa da Telecom Italia, di restare al di fuori del consorzio costituito da Wind, Vodafone e Fastweb (con l'aggiunta in ultimo di Tiscali) per la costruzione di una nuova rete italiana in fibra ottica.
A muoverla è il quotidiano finanziario Financial Times, che non usa giri di parole: "Telecom Italia dovrebbe svegliarsi e annusare l'odore di caffé," - scrive nell'editoriale Paul Betts - "mettere da parte le proprie tendenze monopoliste ed entrare nel consorzio".
Al giornalista inglese - come peraltro a chiunque - non sfugge l'importanza strategica della creazione di una rete efficiente in fibra ottica: all'interno di un mondo sempre più connesso l'unica soluzione possibile per non restare tagliati fuori dallo sviluppo è aggiornare completamente le infrastrutture.
Basterebbe che l'ex monopolista - che il Financial Times definisce come "il più indebitato e meno internazionalizzato" si accordasse con i concorrenti, i quali non intendono aspettare i comodi di Telecom e infatti si sono già incontrati con il Commissario Europeo per l'Agenda Digitale Neelie Kroes per presentare il proprio progetto.
Il Commissario sarà probabilmente soddisfatto del progetto avanzato dal consorzio: pur non volendosi sbilanciare sulle questioni tecniche, per non dare l'impressione di voler proporre soluzioni "dall'alto", Neelie Kroes deve aver trovato di proprio gradimento l'idea di adottare la tecnologia Point-to-Point, che favorisce l'unbundling e permette ai vari operatori di raggiungere direttamente l'utente finale.
Al contrario, Telecom ha deciso di adottare, per il proprio progetto pilota, la tecnologia Gpon: una soluzione che, secondo il quotidiano inglese, l'azienda ha scelto unicamente per poter mantenere il controllo pieno sulla rete così costruita e "si affidi al regolatore per assicurare il fair play"; una strada che "non si può chiamare esattamente progresso".
La rete Gpon (Gigabit Passive Optical Network) sarebbe una rete chiusa, completamente dipendente dal gestore: ucciderebbe la concorrenza che dovrebbe adeguarsi ai capricci del padrone della fibra, facendoci così tornare indietro anche rispetto agli impegni presi da Telecom stessa verso gli altri operatori circa l'accesso alle sue vecchie centrali.
Neelie Kroes vede poi un altro rischio che potrebbe derivare da questa battaglia: la creazione di due reti in fibra parallele, uno spreco di risorse e una duplicazione inutile in luogo di un'unica rete alla quale dovrebbero poter accedere tutti gli operatori.
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