Oggi ho incontrato Jacina. Almeno credo, non sono bravo a riconoscere le persone, e di lei avevo solo una JPG piccola e a bassa risoluzione. Eppure, quando ho visto quella donna alta, bionda e bellissima sbucare fuori dal metrò con passo sicuro, dal lato opposto della piazza, ho sentito che era lei.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 02-03-2002]
Oggi ho incontrato Jacina. Almeno credo, non sono bravo a riconoscere le persone, e di lei avevo solo una JPG piccola e a bassa risoluzione. Eppure, quando ho visto quella donna alta, bionda e bellissima sbucare fuori dal metrò con passo sicuro, dal lato opposto della piazza, ho sentito che era lei. Se solo avessi potuto guardarla in viso più da vicino, avrei avuto la certezza. Ma, prima che il verde del semaforo si fosse deciso a scattare, lei aveva già imboccato il portone di un palazzo, ed era scomparsa. Sui campanelli c'erano solo dei numeri. Abitava lì? Era di passaggio? O forse non era lei? Ora che non c'era più, non ero nemmeno sicuro che somigliasse alla foto.
Me ne sono andato, ovviamente, però al ritorno sono ripassato proprio di lì, e l'ho cercata con lo sguardo, senza trovarla. Il pensiero che abitasse lì, a pochi passi da casa mia, la faceva passare di colpo dal regno delle illusioni a quello delle persone vive e tangibili. Al prossimo collegamento farò di tutto per strapparle un'ammissione, un indizio sulla zona dove abita. E poi...
Oggi ho incontrato Jacina. Mi aspettava fuori dal bar dove avevamo appuntamento, alta e inequivocabilmente stupenda nonostante l'abbigliamento casual. Mi ha rivolto un sorriso radioso eppure terribilmente distante, e immediatamente ho sentito tutta la mia sicurezza infrangersi. Via modem potevo anche fare lo spiritoso, ma in quel bar lei tornava a essere una dea che non sapevo come avvicinare.
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Si è seduta al tavolo con il movimento fluido e impeccabile di un cartone animato, e ha ordinato un cocktail mai sentito. "Lo stesso per me", ho detto, sentendomi banale e stupido. Per un po' non ho neppure toccato il bicchiere, ma quando l'ho vista guardarmi con quella che ormai sembrava inequivocabilmente una smorfia di disgusto, l'ho afferrato per trovare un po' di conforto nell'alcool. L'orribile brodaglia che conteneva mi ha colto totalmente impreparato. Era densa, caramellosa e assolutamente disgustosa. L'ho deglutita con visibile sforzo, e poi ho detto: "Ma cosa ci hanno messo, gasolio? Con la benzina veniva meglio!" Lei è scoppiata a ridere
e ho riconosciuto la sua risata! Era proprio così che lei rideva nelle chatline
così mi ero sempre aspettato che ridesse. Ha ammesso che quel cocktail l'aveva ordinato solo perché le piaceva il nome, e quando le ho detto che io l'avevo preso solo per imitarla, ha riso ancora, piegando la testa all'indietro e indicandomi col dito
Ho capito che, incredibile a dirsi, lei era nervosa per l'appuntamento quanto me, e solo allora stava uscendo fuori la Jacina che conoscevo, che avevo sempre sperato di incontrare. Da quel momento in poi le parole hanno cominciato a fluire torrenziali come sempre tra noi. Le ho fatto fare tardi, e prima di scappare via mi ha abbracciato e baciato su una guancia. Solo un quarto d'ora dopo ho trovato la forza per alzarmi dal tavolo, ho sentito la pioggia di sguardi invidiosi, e ho capito che non me l'ero solo immaginata.
Questo racconto CONTINUA >>>
1 - Jacina - prima parte
2 - Jacina - seconda parte
3 - Jacina - terza parte
4 - Jacina - quarta parte
5 - Jacina - quinta parte
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