Le luci colorate del Futurshow

Siamo andati a vedere il Futurshow di Bologna e, a parte tutto quello che, come spesso accade per una manifestazione di questo tipo, è solamente immagine, crediamo ci siano valide ragioni per visitarlo.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 20-04-2002]

Dobbiamo ammetterlo, il primo impatto non è stato dei migliori. Tutto quello che siamo riusciti a vedere era una quantità spropositata di pubblicità per Xbox, la nuova consolle da gioco di casa Microsoft. Proprio nel giorno in cui i prezzi di questa consolle crollavano per consentire un minimo di rivalità con la Playstation2, altrimenti inattaccabile.

Così ci siamo mossi in un'altra direzione, per vedere qualcosa di diverso, disgustati da un impiego tanto imponente di risorse per questa operazione di marketing, ed abbiamo notato quello che sarà per noi il secondo tormentone del Futurshow. Certo, parliamo di tormentone, perchè ogni padiglione ci ricorderà in modo sempre più imponente ed invasivo il nuovo collegamento ADSL di Telecom Italia: l'hanno chiamato Alice: tuttavia non siamo qui per parlarne, se la pubblicità riempiva letteralmente il Futurshow. Non vogliamo nemmeno parlare dell'enorme quantità di spazi occupati dalle aziende riconducibili a Mediaset, quali gli stand riservati alle televisioni del Biscione ed a Mondadori, che come tutti sappiamo dipendono dallo stesso proprietario.

Passeggiando fra gli stand restiamo abbagliati dallo sfarzo, ma anche dalla cortesia delle persone che lavorano per l'organizzazione della fiera e presso gli espositori: tuttavia, pur aggirandoci fra i padiglioni per ore, non riusciamo a trovare qualcuno che vorremmo vedere.

Fra le compagnie telefoniche, ad esempio, non riusciamo a vedere Wind; allora ci rechiamo a chiedere delucidazioni in proposito allo stand Enel e scopriamo che la seconda compagnia italiana ha deciso di non partecipare alla manifestazione. Non troviamo H3G, il nuovo gestore telefonico italiano, del tutto assente, e con rammarico ci chiediamo che fine abbia fatto. Non riusciamo a vedere niente e nessuno che ci parli di Blu, ed il nostro pensiero corre ai tristi fatti che stanno accadendo ai dipendenti di questa compagnia ed alla sorte che li attende: smembramento e passaggio ad altre società o fallimento e conseguente licenziamento per tutti?

Accantonato il triste pensiero, che in un giorno di festa ci ha comunque riportati alla realtà del mondo della new-economy, in cui non tutto quello che luccica è oro, notiamo invece che l'ormai arcinota Omnitel sta cambiando i colori che caratterizzano la compagnia e sta migrando verso il rosso di Vodafone. Chiediamo chiarimenti, e veniamo a sapere che presto, oltre ai colori cui siamo abituati, la Vodafone metterà in disparte anche il marchio Omnitel.

Vorremmo trovare qualcuno che ci parli di Linux, verificare che chi si occupa di tecnologia in Italia sa che esiste, ma alla fine dobbiamo cedere alla sconsolante realtà che, da noi, Microsoft e Mac hanno mercato, ma che Linux è ancora un tabù per gli operatori del settore. Alla fine, un tenue spiraglio di luce viene da IBM, che ci comunica di avere organizzato una conferenza stampa per presentare le loro soluzioni per Linux.

Altro grande assente è Matrix, che in genere dava a Virgilio ampi spazi all'interno di manifestazioni di questo tipo, ma che al Futurshow è presente solo all'interno dello stand della Loreal con due ragazze ed uno spazio misero. Ciò sembra materializzare a pieno il desiderio di Seat di ridimensionare il valore di questo portale, del quale conosciamo la triste storia.

Alla fine, dopo aver camminato per ore, stanchi di questa festa di luci e di colori, cerchiamo qualcuno che ci parli dei contenuti che nel futuro diverranno usuali e concorreranno a migliorare la nostra vita. Ci distogliamo dalla coreografia e ci mettiamo alla ricerca dei contenuti. Così decidiamo di recarci presso lo stand del CNR, dove troviamo cortesia e professionalità in ricercatori che, per la fiera, mettono il loro sapere a disposizione dei curiosi.

Ci soffermiamo a parlare con loro, discutiamo delle tecnologie che studiano, cerchiamo di capire cose per noi difficili, ma che questi professionisti ci raccontano in modo talmente semplice e sicuro da renderle accessibili anche a noi. Dopo avere affrontato dati tecnici, il discorso si allarga e per la seconda volta nella giornata un alone fosco appanna l'aria festosa del Futurshow: veniamo a sapere che la realtà in cui operano i ricercatori dei centri italiani non è proprio delle migliori. Ci raccontano le cose del futuro, senza sapere se loro stessi avranno un futuro.

Ci raccontano che lo Stato lascia i Centri di Ricerca in una vera e propria condizione di abbandono, che i nostri politici hanno deciso di tagliare la maggior parte dei fondi che permettono a questi scienziati di lavorare e vivere, che il disinteresse per il lavoro della mente e della creatività delle menti più brillanti del nostro Paese è ormai istituzionale. Ci spiegano inoltre che la maggior parte dei ricercatori italiani emigra in altri Paesi del mondo, lavorando a brevetti che porteranno soldi e prestigio a Centri Ricerca e Governi che con l'Italia non hanno nulla a che fare. Ma come fare a biasimarli, se qui non li vogliono? E come fare a convincere chi ci governa che queste menti sono un tesoro che vale molto di più dei soldi che investiamo per farle lavorare?

Alla fine abbiamo lasciato lo stand del CNR intristiti dall'aver toccato con mano quella deprimente realtà, peraltro da noi già conosciuta e denunciata in varie occasioni.

Ed eccoci tra gli stand delle Università, alla ricerca di progetti curiosi ed utili: notiamo un progetto portato avanti dal Dipartimento di Scienze dell'Informazione dell'Università di Bologna, in collaborazione con la Fondazione G. Marconi. Professori, dottorandi e studenti della Facoltà hanno lavorato per rendere possibile il passaggio di musica in formato Mp3 da una serie di web-server che ospitano i file fino agli apparati wireless, GPRS o UMTS (quando sarà disponibile), siano essi telefonini o palmari.

"La difficoltà più grande per noi?" ci dice uno dei docenti responsabili di questo progetto "è stata riuscire a testare il software che stavamo creando senza pagare alla SIAE i diritti sui brani musicali utilizzati. Se avessimo dovuto pagare per ogni volta che abbiamo inviato un brano o l'abbiamo ascoltato per constatare la corretta ricezione dei dati, i finanziamenti che avevamo ottenuto non sarebbero bastati neanche per la SIAE. Siamo riusciti nel nostro intento solo grazie a quei gruppi musicali che hanno dichiaratamente messo in rete la loro musica con l'intento di farla copiare e ascoltare liberamente da tutti, concedendola in download gratuito e scavalcando le leggi sui Diritti d'Autore". Speriamo che tutto questo, grazie alla lungimiranza degli autori, col tempo non debba più essere una preoccupazione per il futuro dei ricercatori e degli utenti.

Abbiamo poi visto la nuova tecnologia messa a punto da IBM per quanto riguarda il futuro dei distributori automatici, che potranno essere pagati, invece che con le monetine, tramite un SMS o la carta di credito. Affascinante, finalmente qualcosa che dimostri che la tecnologia ci può aiutare a non dipendere dalla materialità del denaro. "Al momento Vodafone è nostro partner" ci rispondono quando chiediamo con chi collaborino in questo progetto, denominato SPIN, "ma non esiste un contratto di esclusiva e siamo aperti a proposte di collaborazione degli altri gestori".

Siamo rimasti affascinati dallo stand dell'Arma dei Carabinieri, che hanno messo in mostra le tecnologie che utilizzano per tutelare la sicurezza dei cittadini. Ci siamo divertiti a vedere l'operatore muovere ed utilizzare il robot nato per il triste compito di disattivare le bombe, ma intrigante da vedere mentre si muove con sicurezza fra la gente. Siamo rimasti senza parole davanti al programma utilizzato per fare gli identikit dei delinquenti, utilizzato con la dovuta perizia da un militare che era in grado di fare il ritratto di qualcuno non presente solo con i suggerimenti da noi forniti. Abbiamo visto com'è strutturata una sala operativa, in una ricostruzione fedele dell'ambiente in cui operano i tutori dell'ordine.

Alla fine, ma solo alla fine, abbiamo anche ceduto alla frivola curiosità di vedere l'interno di un modulo spaziale e grazie ad Alenia siamo riusciti ad entrare nell'ambiente che è la casa degli astronauti nei lunghi periodi in cui lavorano nello spazio. Affascinante e ben studiato, in modo da raccontare anche tutti i progetti ai quali Alenia prende parte.

Ci sarebbero altre mille cosa da raccontare, a partire dalla sezione riguardante il cinema e le attrici che hanno partecipato ai film italiani per arrivare fino alla sezione musicale, ma se rivelassimo tutto nei minimi dettagli toglieremmo la curiosità verso un evento che tutto sommato merita di essere visto per cogliere, una volta digerito l'impatto di tutta la pubblicità propinata, quelli che sono i veri contenuti del Futurshow.

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