Nessun freno all'open source nella P.A.

Dal ministro per l'innovazione e le tecnologie arriva una puntualizzazione riguardo l'utilizzo di software open source nell'amministrazione pubblica.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 08-05-2002]

La diatriba non è nuova e nessuno di noi è nuovo a commenti che sembrano incitare o scoraggiare l'utilizzo del software open source nella pubblica amministrazione. Per chiarire la posizione di chi ci amministra, il ministro per l'innovazione e le tecnologie Lucio Stanca, al fine di stroncare sul nascere discorsi che potrebbero travisare le intenzioni del governo, ha dichiarato: "Il governo non ha nessuna intenzione di scoraggiare l'utilizzazione dell'open source, il software libero, ovvero la possibilità di utilizzare e sviluppare, con il consenso degli interessati, programmi disponibili sul mercato, gratuitamente o a costi contenuti, anziché acquistare prodotti coperti da brevetto". La discussione è nata in seguito a un'interrogazione parlamentare che ha spinto il ministro a puntualizzare la sua posizione in proposito (e conseguentemente la linea che il Governo intende seguire).

"Il sistema operativo Linux" aggiunge il ministro Stanca "pur non essendo ampiamente diffuso è già da anni presente in varie realizzazioni della pubblica amministrazione. Anzi, proprio per il sito del ministero in questione) è stato impiegato da febbraio il software libero".

La diatriba, che poi scopriamo essere nata per il bando di gara del ministero dell'economia di cui ci siamo occupati qualche settimana fa, e che escludeva l'utilizzo di software open source, ha spinto inoltre il ministro a dichiarare: "Una soluzione open source avrebbe potuto comportare, nel caso specifico, costi di migrazione, superando i risparmi ottenibili grazie alla gratuità dell'open source".

Abbiamo fiducia in chi ci amministra, ma riflettendo possiamo supporre che tali costi di migrazione porterebbero però un risparmio futuro, con tutti i benefici relativi all'utilizzo di software di cui si conoscono i sorgenti. Potrebbero diventare l'urlo di dolore di una spesa che sarebbe destinata a ridursi, con rammarico delle case proprietarie del software, e non a essere una persecuzione anche per i cittadini che devono aprire i documenti utilizzando solo software imposto e i cui sorgenti non sono disponibili.

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