La steganografia di bin Laden e degli altri.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 18-02-2003]
Oggi lo steganogramma, ago infinitesimo, naviga come una medusa trasparente le grandi correnti della comunicazione, i flussi possenti del traffico e-mail, delle immagini nell'internet, invisibile, fino a giungere a chi deve sapere. Come una penicillina; o come l'antrace. Simile e contrario al virus, non si vede, non infetta, non ferisce, aspetta.
Sembra che Bin Laden e la steganografia siano soci in affari da parecchio tempo, da ben prima dell'11 settembre. Dopo il comprensibile fastidio di scoprirsi spiato dalla CIA durante le proprie conversazioni al telefono satellitare, e temendo forse di fare la fine di Giokhar Dudaev - il leader dei ribelli ceceni ucciso da un missile russo, da lui stesso inconsapevolmente teleguidato nel corso di una telefonata - pare che alla fine del 2000 lo sceicco di origine yemenita abbia deciso di convertirsi all'uso dell'internet come strumento principale di comunicazione. Ma come sfuggire al temibile Carnivore, il sistema sviluppato dagli Stati Uniti appositamente per le intercettazioni web?
È stato USA Today a lanciare l'allarme, il 6 febbraio 2001, affermando che bin Laden e altri personaggi stavano "nascondendo mappe e fotografie di obiettivi strategici, inserendo le istruzioni per attività terroristiche nelle chat-room sportive, nei bulletin-board pornografici e in altri siti web". Una bomba che ha scatenato la curiosità e le ossessioni degli annoiati lettori statunitensi, che ha spinto il quotidiano a sviluppare un reportage più ampio, pubblicato il 19 giugno: Istruzioni per i terroristi nascoste online, e Gruppi terroristici si nascondono dietro la crittografia web.
L'11 luglio 2001, durante un summit organizzato dalla National Governors Association e dalla National Emergency Management Association, John Ashcroft, ministro della giustizia statunitense, si è alzato in piedi per prendere la parola, ripetendo sostanzialmente le stesse preoccupazioni che da mesi giravano per l'America.
Ma già il 3 settembre del 1998 un certo Louis Freeh, meglio conosciuto come direttore dell'FBI, si era alzato in piedi per prendere la parola alla Commissione Giustizia del Senato: "Non soltanto bin Laden, ma molte altre persone che operano contro di noi nell'area del terrorismo, stanno diventando abbastanza sofisticate da dotarsi di sistemi per la crittografia". E aveva proposto l'improponibile: obbligare per legge i produttori a inserire nei software crittografici una backdoor, una porta riservata alle agenzie governative per la decodifica dei messaggi.
L'amministrazione Clinton aveva da poco alleggerito le restrizioni all'esportazione di hardware e software crittografici, fra i quali Pretty Good Privacy: le chiavi a 128 bit, esponenzialmente più sicure di quelle consentite fino ad allora, erano ormai di pubblico dominio. Della proposta impopolare di Freeh non se ne fece nulla.
Nell'estate 2001 sono stati in molti a dedicarsi alla ricerca di immagini steganografiche nel web. La WetStone Technologies ha lavorato per conto della Air Force USA alla definizione di algoritmi per la intercettazione di immagini steganografiche. E nonostante gli sforzi dell'esperto indipendente Niels Provos, guru dell'hacking, che ha setacciato due milioni di immagini in eBay (uno dei siti indicati da USA Today come più probabili luoghi di scambio di informazioni per i terroristi), nulla è stato trovato.
In particolare, Provos ha creato un programma, StegDetect, che analizza i dati di ciascuna immagine su base statistica riuscendo a evidenziare quelle che, in tutta probabilità, contengono dati nascosti. Il giovane programmatore ha però sviluppato anche OutGuess, software in grado di produrre immagini steganografiche a tutt'oggi non rintracciabili.
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