Termostati, telecamere e assistenti digitali diventano nuovi strumenti per i carnefici.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 26-06-2018]
Le comodità introdotte dalla diffusione dei dispositivi della Internet of Things vanno di pari passo con i problemi.
Per esempio, se posso gestire da remoto la videocamera di sorveglianza, alla scoperta di una falla potranno fare lo stesso dei malintenzionati; se il frigorifero è un computer, può essere infettato e diventare parte di una botnet.
Ora il New York Times segnala che si sta diffondendo un nuovo tipo di problemi: capita infatti sempre più spesso che i dispositivi smart vengano utilizzati per compiere abusi domestici.
I casi raccontati vanno da quello della donna che accende il condizionatore salvo poi accorgersi che questo si spegne senza che sia intervenuta, a quello della donna che ogni giorno resta chiusa fuori di casa perché il codice della serratura intelligente viene cambiato quotidianamente.
In tutti i casi, i dispositivi vengono manipolati da remoto per intimidire il partner, ma anche per spiarlo: videocamere e microfoni vengono usati per ascoltare le conversazioni private o per osservare la vittima senza che questa ne abbia coscienza.
La situazione mostra che spesso, in una relazione, soltanto una delle due persone coinvolte si assume il compito di imparare come gestire i dispositivi della Internet of Things. E troppo spesso se ne approfitta, magari dicendo a sé stessa che è «soltanto uno scherzo» quando invece lo sconfinamento verso l'abuso è dietro l'angolo, se non è stato già raggiunto.
Quando il termostato all'improvviso schizza oltre i 100 gradi Fahrenheit (circa 37 Celsius) e l'altoparlante si accende e inizia a riprodurre musica a tutto volume, e cose del genere capitano quotidianamente, chi è all'interno dell'abitazione «sente di sta perdendo il controllo della propria casa» come spiega Graciela Rodriguez, che gestisce un centro di accoglienza per vittime di abusi domestici in California.
Non è soltanto questione di non avere le conoscenze o l'interesse per imparare come funzionano questi apparati. Una donna (le vittime sono quasi sempre donne) che lavora presso un'azienda tecnologica della Silicon Valley è stata comunque sottoposta ad abusi condotti tramite la Internet of Things perché il marito, un ingegnere, s'è incaricato di installare tutti gli apparecchi e poi ha preteso per sé il controllo assoluto di termostati, luci e musica.
«Le relazioni violente si basano su potere e controllo» ha poi raccontato. «E lui usa la tecnologia».
Eliminare il dispositivo usato impropriamente spesso non è una soluzione, anzi: le vittime raccontano che ciò può far crescere il conflitto, fino a scatenare l'uso della violenza fisica.
«All'apparire di una nuova tecnologia» - conclude Katie Ray-Jones, Ceo della National Domestic Violence Hotline - «spesso la gente pensa "Wow, la mia vita diventerà molto più sicura". Ma i sopravvissuti alle violenze domestiche ci dimostrano che sovente accade il contrario».
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