L'Autorità è preoccupata dal rischio di dipendenza funzionale per gli utenti.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 30-07-2025]
A partire dallo scorso marzo Meta ha introdotto il suo assistente virtuale Meta AI basato sull'intelligenza artificiale all'interno di WhatsApp, senza richiedere il consenso esplicito degli utenti. Questa decisione ha suscitato l'attenzione dell'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato: il 29 luglio ha avviato un'istruttoria contro Meta Platforms Inc, Meta Platforms Ireland Limited, WhatsApp Ireland Limited e Facebook Italy Srl, accusandole di possibile abuso di posizione dominante in violazione dell'articolo 102 del Trattato sul Funzionamento dell'Unione Europea. L'indagine è condotta in collaborazione con la Commissione Europea: si concentra sull'integrazione forzata di Meta AI nell'app di messaggistica, che potrebbe limitare la concorrenza nel nascente mercato dei chatbot e degli assistenti virtuali.
Meta AI è basato sul modello Llama 4 sviluppato internamente da Meta; è un assistente virtuale in grado di rispondere a domande di varia natura, da quesiti generali a richieste di assistenza. Ha un'interfaccia simile a quella di altri assistenti come Siri o Google Assistant. Su WhatsApp, Meta AI appare nell'elenco delle chat come un'icona a forma di cerchio dai colori sfumati azzurro e viola; il servizio è stato integrato nella barra di ricerca dell'app in una posizione prominente. Gli utenti possono avviare una conversazione con l'assistente cliccando sull'icona o digitando direttamente nella barra di ricerca, senza la possibilità di disattivare completamente l'assistente stesso o di rimuoverlo dall'interfaccia. Questa preinstallazione automatica secondo l'AGCM rappresenta una pratica di tying: l'abbinamento forzato di due servizi distinti potrebbe essere illegale in quanto sfruttato da un'azienda in posizione dominante.
L'AGCM sostiene che Meta, forte della sua posizione dominante nel mercato delle app di messaggistica stia utilizzando questa base utenti per consolidare la propria presenza nel mercato dell'intelligenza artificiale: WhatsApp è utilizzata dal 90% degli utenti online in Italia, secondo il rapporto Digital 2025 di We Are Social. Invece di competere attraverso la qualità del servizio, Meta imporrebbe Meta AI agli utenti rendendo il servizio immediatamente disponibile senza che questi lo abbiano richiesto. Secondo L'Autorità questo approccio rischia di creare un «effetto lock-in», ovvero una dipendenza funzionale degli utenti: potrebbero trovarsi a utilizzare Meta AI non per scelta ma per la sua integrazione forzata nell'app che usano quotidianamente. Migliorandosi con l'uso e sfruttando i dati raccolti, il servizio potrebbe offrire risposte sempre più personalizzate e rafforzare ulteriormente la posizione di Meta rispetto ai concorrenti.
L'integrazione di Meta AI non si limita a WhatsApp: l'assistente è presente anche su Facebook, Instagram e persino sugli occhiali smart Ray-Ban Meta, segno di un'espansione capillare della tecnologia di IA del gruppo. La mancata possibilità di disattivare l'icona di Meta AI su WhatsApp ha attirato l'attenzione dell'AGCM e ha anche generato un certo malcontento tra gli utenti.
A tutto ciò bisogna aggiungere un aspetto critico: la gestione dei dati personali. A partire da maggio Meta ha iniziato a utilizzare i contenuti pubblici condivisi su Facebook e Instagram per addestrare i suoi modelli di intelligenza artificiale, suscitando critiche da parte dei garanti privacy europei. Gli utenti hanno avuto tempo fino al 26 maggio per opporsi all'uso dei propri dati tramite moduli specifici; dopo tale data l'opposizione non ha effetto retroattivo, applicandosi solo ai contenuti pubblicati successivamente. Nel caso di WhatsApp, Meta ha dichiarato che i dati delle chat non vengono utilizzati per l'addestramento di Meta AI, a meno che l'utente non interagisca direttamente con l'assistente. Tuttavia la poca trasparenza su come vengano gestiti i dati raccolti tramite l'interazione con Meta AI ha sollevato dubbi, alimentando le preoccupazioni dell'AGCM e del Garante per la protezione dei dati personali.
Meta ha risposto sottolineando che l'integrazione di Meta AI offre agli utenti italiani un accesso gratuito a funzionalità di intelligenza artificiale in un ambiente familiare e affidabile: l'azienda sostiene che la disponibilità dell'assistente non obbliga gli utenti a utilizzarlo. L'AGCM contesta che la preinstallazione e la posizione prominente nell'interfaccia costituiscano comunque un'imposizione indiretta.
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Homer S.