Vuoi vivere a lungo? Non rinunciare al caffè.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 27-06-2025]
Un recente studio pubblicato sulla rivista Microbial Cell ha rivelato che la caffeina, il composto stimolante presente nel caffè e in altre bevande, potrebbe avere un ruolo significativo nel rallentare l'invecchiamento a livello cellulare. Condotta dal team della Cellular Ageing and Senescence Laboratory presso il Queen Mary University of London, sotto la guida di John-Patrick Alao, la ricerca ha esplorato i meccanismi attraverso cui la caffeina influenza i processi cellulari, offrendo nuove prospettive su come una sostanza così comune possa contribuire alla salute e alla longevità. Utilizzando il lievito a fissione (Schizosaccharomyces pombe), un organismo unicellulare con sorprendenti somiglianze con le cellule umane, gli scienziati hanno scoperto che la caffeina agisce su un sistema di regolazione dell'energia cellulare noto come AMPK (AMP-activated protein kinase), con effetti che potrebbero contrastare il deterioramento legato all'età.
Il lievito a fissione è un modello di studio ideale perché condivide con le cellule umane caratteristiche molecolari fondamentali, come il sistema AMPK, che agisce come una sorta di "sensore di carburante" cellulare. Questo sistema regola il bilancio energetico, la riparazione del DNA e la risposta allo stress, tutti fattori strettamente legati all'invecchiamento e alle malattie correlate. La ricerca ha dimostrato che la caffeina attiva AMPK, inducendo uno stato di "scarsità energetica" nelle cellule. Ciò stimola meccanismi di protezione che migliorano la resilienza cellulare, riducendo i danni causati da stress ossidativo e da errori nella replicazione del DNA. In pratica, la caffeina sembra "ingannare" le cellule, spingendole a rafforzare le loro difese come se fossero sotto pressione: un processo che potrebbe ritardare i segni dell'invecchiamento.
Un aspetto sorprendente dello studio è che la caffeina non agisce come ipotizzato direttamente sul sistema TOR (target of rapamycin), un altro meccanismo associato alla crescita cellulare e all'invecchiamento. L'effetto si manifesta attraverso l'attivazione indiretta di AMPK, che regola la crescita, la riparazione del DNA e la risposta allo stress. Negli esperimenti, i ricercatori hanno esposto diverse ceppi di lievito a condizioni di stress, come danni al DNA indotti da sostanze chimiche (ad esempio, la fleomicina, un antibiotico) o carenza di nutrienti. I risultati hanno mostrato che la caffeina migliorava la capacità delle cellule di gestire questi stress, suggerendo un potenziale effetto protettivo anche nelle cellule umane. Tuttavia, gli autori sottolineano che i risultati ottenuti su un organismo unicellulare non sono direttamente trasferibili agli esseri umani, data la complessità della fisiologia umana.
Questi risultati si collegano però a studi precedenti che hanno associato il consumo di caffè a benefici per la salute. Per esempio, una ricerca condotta su quasi 50.000 donne dalla Harvard T.H. Chan School of Public Health ha rilevato che un consumo moderato di caffè (circa 315 mg di caffeina al giorno, equivalente a 3-4 tazze) durante la mezza età è correlato a un maggiore probabilità di invecchiamento sano, definito come l'assenza di malattie croniche, declino cognitivo e limitazioni fisiche dopo i 70 anni. Tuttavia lo stesso studio ha evidenziato anche che i benefici erano specifici del caffè con caffeina: bevande come tè, caffè decaffeinato o bibite gassate come la cola non mostravano lo stesso effetto e in alcuni casi erano addirittura associate a esiti negativi. Ciò suggerisce che la caffeina, insieme ad altri composti bioattivi del caffè, possa avere un ruolo unico.
Nonostante i risultati promettenti, ci sono limiti da considerare. Gli effetti della caffeina variano in base a fattori individuali, come il metabolismo influenzato dagli ormoni. Per esempio, l'estrogeno può inibire un enzima epatico responsabile della degradazione della caffeina, rendendo i suoi effetti più duraturi in alcune persone, come le donne in menopausa o quelle che assumono contraccettivi orali. Un consumo «eccessivo» di caffeina (definito come equivalente a sette tazze di caffè al giorno) può causare effetti collaterali come insonnia, nervosismo o aumento della frequenza cardiaca. Questo capita specialmente nei giovani adulti, che hanno un numero maggiore di recettori per l'adenosina. Uno studio recente ha evidenziato che la caffeina può disturbare il sonno profondo perché riduce le onde delta necessarie per il recupero cerebrale: un fattore che potrebbe controbilanciare i benefici anti-invecchiamento in alcuni casi.
Un altro elemento da tenere presente è che il caffè contiene centinaia di composti oltre alla caffeina: tra questi la trigonellina, che potrebbe contribuire ai benefici osservati. Una ricerca pubblicata su Nature Metabolism ha identificato la trigonellina come un potenziale alleato contro la sarcopenia - la perdita di massa muscolare legata all'età - grazie alla sua capacità di migliorare la funzione mitocondriale. Ciò suggerisce che i benefici del caffè possano derivare da una combinazione di fattori e non soltanto dalla caffeina. Le bibite gassate, pur contenendo caffeina, non offrono gli stessi vantaggi, probabilmente a causa di zuccheri aggiunti e altri ingredienti che possono accelerare l'invecchiamento cellulare. Lo dimostrano studi che collegano il consumo di queste bevande a telomeri più corti, un indicatore di invecchiamento precoce.
In conclusione, la scoperta che la caffeina possa attivare AMPK e rallentare l'invecchiamento cellulare apre nuove prospettive per la ricerca sulla longevità; ma non è una panacea. Come ha commentato Charalampos Rallis, uno degli autori dello studio, rimane valido l'antico principio «Tutto con moderazione». Il consumo moderato di caffè, idealmente 1,5-3 tazze al giorno, sembra offrire benefici senza gli effetti negativi di un'assunzione eccessiva.
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